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Fotovoltaico: nuovo appello di EU ProSun

pubblicato il: - ultima modifica: 6 Agosto 2020
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Foto di anncapictures da Pixabay

Continua la battaglia legale tra i produttori di pannelli fotovoltaici europeio e quelli cinesi, accusati di dumping e di aver ricevuto finanziamenti non legali dal proprio governo.

EU ProSun, l’iniziativa che rappresenta la maggioranza dei produttori di pannelli fotovoltaici in Europa ha annunciato di aver presentato alla Commissione Europea richiesta formale per aprire un’indagine volta a verificare la legalità delle sovvenzioni assegnate dal governo cinese ai produttori nazionali di energia solare.

La nuova richiesta fa seguito a quella avviata per determinare l’utilizzo di pratiche tariffarie tendenti al ribasso poste in essere dagli stessi produttori.

Entrambe le azioni – a detta di EU ProSun – sono illegali secondo le regole del WTO (World Trade Organization) e devono essere esaminate con urgenza da parte delle autorità europee.

“Le sovvenzioni fornite dal governo cinese sono ottenibili solo dalle imprese nazionali, che, sulla base di piani quinquennali generali e specifici per il settore solare, hanno beneficiato di ingenti sussidi e interventi statali generando una produzione di 20 volte superiore al fabbisogno nazionale di energia e vicina al doppio della domanda globale. Ne consegue che oltre il 90% della produzione cinese è destinata all’esportazione. Ma un’irrazionale sovrapproduzione di questa portata non è neanche in grado di generare profitti. Le sovvenzioni governative hanno protetto i produttori cinesi dall’insolvenza e vengono assegnate alle aziende nel solare seppur non siano vantaggiose da un punto di vista economico. Nel frattempo, solo nel 2012, più di 20 importanti produttori europei di energia solare hanno dichiarato insolvenza” ha dichiarato Milan Nitzschke, presidente di EU ProSun.

Sulla stessa linea d’onda è anche Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) “Sono due i fattori che inquinano la competizione tra Cina ed Europa: da un lato la concorrenza sleale cinese ha trascinato il mercato a praticare prezzi sempre più bassi generando situazioni di insolvenza, problemi economici e occupazionali; dall’altro, le sovvenzioni stabilite dal piano quinquennale del governo cinese impediscono ai produttori cinesi di dichiarare bancarotta, ma le società europee non sono avvantaggiate da questo tipo di sostegno e vengono pertanto espulse dal mercato una dopo l’altra a causa dei prezzi irrisori praticati dalle società cinesi. È necessario pertanto ristabilire il valore reale del mercato e ci auguriamo che la Commissione Europea possa far luce su questa situazione ormai degenerata. Una volta raggiunto l’equilibrio, si potrà ragionare su una nuova regolamentazione degli scambi commerciali che segua pratiche comuni e condivise”.

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