Continua la disputa tra aziende produttrici di pannelli e tecnologie per il fotovoltaico europee e quelle cinese, accusate di pratiche commerciali non corrette e sotto esame da parte della Commissione Europea.
Alessandro Cremonesi, presidente di Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) risponde direttamente all’appello che AFASE (Alliance for Affordable Solar Energy) ha rivolto al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera durante la sua visita in Cina, auspicando la mediazione della disputa antidumping tra produttori solari cinesi e europei.
E la risposta non lascia molto spazio alle trattative…
“Desideriamo prendere con ferma decisione una posizione in merito a tali dichiarazioni e chiarire agli estensori dell’appello e a tutta l’opinione pubblica il significato di un’eventuale imposizione di dazi compensativi da parte della Commissione Europea sulla componentistica fotovoltaica prodotta e importata dalla Cina” dichiara Alessandro Cremonesi.
“L’attività che sta svolgendo la Commissione UE è un’indagine investigativa volta a determinare se e in quale misura possano essere state attuate delle pratiche illecite di dumping o di ricezione di sovvenzioni illegali da parte delle società produttrici e importatrici di moduli fotovoltaici Cinesi” prosegue Cremonesi “Qualora la Commissione dovesse rilevare l’esistenza di queste pratiche illegittime, potrebbe ricorrere all’imposizione di dazi compensativi sui prodotti di importazione dalla Cina. Il termine compensativo è fondamentale per far comprendere ai più che non si tratta di dazi all’importazione per elevare barriere protezionistiche del mercato o minare il libero mercato ma che si tratta di misure necessarie per riequilibrare quel gap competitivo tra gli operatori nazionali ed europei e quelli cinesi, generato da un atteggiamento illecito e/o illegittimo”.
“Concludo appellandomi al ministro Passera e chiedendo, nel caso in cui siano confermate le pratiche scorrette del mercato, che non ci sia nessuna mediazione per i responsabili di tali comportamenti illeciti. Riteniamo giusto che chi ha operato nel mercato barando, si assuma la piena responsabilità delle sue azioni e degli effetti che queste genereranno”.