Alla luce degli ultimi fatti, ovvero l’intenzione sempre più probabile dell’Unione Europea di introdurre dei dazi ai prodotti fotovoltaici di importazione cinese, il pensiero va a quali potranno essere i risultati della manovra.
I due schieramenti contrapposti, naturalmente, hanno visioni diverse. Se da una parte, quella capitanata dal consorzio EU Prosun, si applaude all’iniziativa e se ne vedono effetti benefici sui produttori europei, sul mercato fotovoltaico e quindi anche sui lavoratori di questo comparto, dall’altra invece si temono effetti negativi sull’occupazione.
Quale sarà quindi l’effetto delle misure antidumping? Che effetti ci saranno sui prezzi dei moduli fotovoltaici? Senza la presunzione della sfera di cristallo, possiamo cercare di capire dalle opinioni di alcuni esperti del settore come loro si aspettano il futuro prossimo.
Alessandro Caraglio, amministratore delegato di BMSolar: “Partiamo dal presupposto che si tratta di un’operazione per contenere l’invasione dei prodotti asiatici, assolutamente necessaria per salvaguardare il prodotto europeo che in questo momento non può competere con quello cinese. Le misure antidumping aiuteranno l’affermarsi e il rivitalizzarsi delle industrie e degli installatori europei, che fanno prodotti e impianti di qualità. Credo che, con tutta probabilità, i prezzi cinesi si avvicineranno a quelli europei. Ci sarà un riallineamento, con un piccolo ribasso dei prezzi europei e un rialzo di quelli cinesi”.
Paolo Mutti, amministratore delegato di Solsonica: “L’orientamento secondo il quale l’introduzione di queste misure comporterebbe un rialzo dei prezzi dei moduli e il conseguente rallentamento del mercato è davvero miope ed è rivolta solo a un’ottica speculativa e di breve periodo: il calo naturale e continuo dei prezzi dovuti al libero mercato e ai progressi tecnologici, in realtà, potrà essere garantito solo da una competizione equilibrata. In assenza di questi meccanismi, infatti, si verrebbe a creare una sorta di monopolio una volta che i produttori cinesi avranno fatto fuori tutti concorrenti occidentali; a quel punto saranno loro a decidere il prezzo e non certo il mercato, con l’inevitabile rialzo dei prezzi proprio di tutte le economie monopolistiche”.
Paolo Gianese, segretario IFI: “I prezzi dei cinesi probabilmente aumenteranno, ma dipenderà dalle politiche commerciali che vorrà fare la Cina. Quelli europei sono prezzi europei, punto. Quando parliamo di installazioni fotovoltaiche, grid parity, primo mercato, nessuno, da un punto di vista strettamente economico, si è mai chiesto come mai il mercato del fotovoltaico, che in Europa è cresciuto a doppia e terza cifra, abbia generato, da un punto di vista della manifattura del modulo fotovoltaico, dei risultati economici negativi per tutte le aziende. Vuol dire che era un mercato drogato, dove nessuno marginava. La differenza è che in Cina, al contrario di quello che accadeva in Germania ed Europa, dove le aziende chiudevano, intervenivano il Governo e le banche a ripianare la perdita economica. Il prezzo di mercato attuale, quindi, non è sano”.
Averaldo Farri, consigliere delegato Power-One: “Lo dico senza mezze misure: c’è da aspettarsi che i prezzi salgano, soprattutto in vista della fine degli incentivi. Non credo, però, che saliranno a un livello tale da mettere in discussione la grid parity. Perché, se così fosse, le misure compensative andrebbero contro gli interessi delle stesse aziende europee che hanno richiesto questa azione. Voglio sperare che venga stabilito il livello di prezzo a cui si debba arrivare, affinché il progresso verso la grid parity avvenga, considerando anche che a breve gli incentivi non ci saranno più”.