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Comitato IFI risponde alla lettera sui dazi di Assolare, Aper e Gifi

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Foto di anncapictures da Pixabay

Clima teso ed eccitato relativamente alla questione dei dazi da applicare alle importazzioni di prodotti fotovoltaici cinesi dopo la lettera congiunta che, nella giornata di ieri, le associazioni dei produttori italiani, Assolare, Aper e Gifi, avevano inviato per esprimere il loro parere sulla situazione.

Comitato IFI, attraverso il suo presidente Alessandro Cremonesi, risponde alla richiesta di derogare dalle procedure della Commissione UE sull’iter per le investigazioni anti-dumping e anti-sovvenzioni con un secco “richiesta assurda!“.

Per Cremonesi, infatti, desta sconcerto una reazione così netta e contraria all’auspicato verdetto della Commissione UE da parte di chi dice di schierarsi in primis dalla parte della legalità e della libera concorrenza dei mercati.

“C’è da chiedersi quale sia il senso delle affermazioni da parte di coloro che, prima si dichiarano paladini della legalità e della libera concorrenza dei mercati, salvo poi renderle così stridenti con le successive affermazioni che chiedono una deroga temporale per i dazi antidumping. Usualmente quando si difende un principio generale, non si scende nel particolare e nei particolarismi”.

“Per oltre due anni” prosegue Cremonesi “siamo stati additati come coloro che volevano coltivare il loro orticello, senza tuttavia che altre forze associative comprendessero con tempestività che ciò che stava accadendo sotto gli occhi di tutto il settore avrebbe rappresentato una strada di non ritorno verso l’affermazione del monopolio dei prodotti cinesi a scapito di una crescita progressiva e sostenibile dell’industria nazionale ed europea”.

“Ci risulta che a oggi l’esperienza dei grandi gruppi cinesi nonostante il dumping non abbia portato particolari benefici: ne è la prova il fallimento annunciato settimana scorsa da parte del colosso cinese Suntech che a nostro giudizio si porterà dietro problematiche che certamente verranno scaricate sugli operatori e sui clienti nazionali ed europei in termini di assolvimento delle garanzie di prodotto”.

“Ora altri iniziano a guardare in casa propria e a realizzare che l’auspicato ritorno alla legalità, come principio generale, è un amaro compromesso che si scontra con la produzione di minori profitti. Peccato non ci abbiano compreso appieno nel momento in cui urlavamo a gran voce che le nostre industrie stavano dirigendosi verso un’inevitabile deriva”.

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