Articolo pubblicato automaticamente nella rassegna stampa green della sezione News dalla Rete.
Leggi l’articolo completo: I cacciatori di vento senza pale. La nuova dell’eolico made in Usa che si ispira all’antica Persia
Tra le energie rinnovabili le tecnologie dell’eolico sono quelle più mature e in rapida evoluzione, ma quella inventata da una compagnia del Minnesota potrebbe rivelarsi una vera e propria rivoluzione nella trasformazione del vento in energia, una rivoluzione che come scopriremo viene da molto lontano, anche nel tempo.
La SheerWind afferma che il suo sistema Invelox può operare in varietà di condizioni più ampia delle pale eoliche tradizionali ed essere fino al 600%, con un impatto ambientale ridotto, che eviterebbe la trafila della valutazione riguardante la presenza di avifauna stanziale e migratoria e di pipistrelli.
“Quelle grandi turbine eoliche che siete abituati a vedere che punteggiano l’orizzonte nelle zone rurali contano su venti abbastanza veloci per funzionare” spiega la SheerWind “Invelox è in grado di generare energia con un vento gentile come 1-2 Mph (miglia all’ora, ndr). Lo fa acquisendo le brezze di passaggio in un grande inghiottitoio in cima alla sua torre di 40 – 50 piedi. Il vento viene incanalato verso il suolo attraverso uno spazio sempre più ristretto. Quando l’aria viene compressa, accelera e viene utilizzato per alimentare una piccolo generatore a turbina”.
L’affermazione che Invelox sia 6 volte più efficiente di una pala eolica non convince molti, per questo SheerWind sta realizzando test su due tipi di impianti pilota, con e senza la copertura Invelox che funzionano e con grossi miglioramento nella produzione di energia.
Ovunque dall’81 al 660%. La media è di 314%, ma va notato questo è effettivamente il vantaggio della turbina SheerWind ottiene dall’essere all’interno del sistema Invelox. Non è proprio un confronto con le vere turbine eoliche.
Calcoli matematici a parte, la compagnia dice di essere in grado di produrre energia eolica a un costo di 750 dollari per kilowatt , compresa l’installazione. Questo porta a un costo finale in linea con quello dell’energia da gas naturale e idroelettrica.
Quindi la tecnologia Invelox sarebbe pronta per un’industria energetica nuova ma già competitiva che potrebbe avere grandi sviluppi, visto che occupa meno spazio delle grandi pale eoliche e può essere realizzata accanto ad aree migratorie dell’avifauna e più vicina (o addirittura integrata) alle aree urbane.
Della nuova tecnologia si sta occupando anche Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, che, insieme a Greenpeace, è probabilmente la più forte sostenitrice dell’eolico in-shore ed off-shore.
Secondo gli ambientalisti le turbine eoliche giganti sono, come le mucche, una caratteristica che molte persone preferiscono vedere punteggiare la campagna distante piuttosto che occupare spazio vicino a casa. Le loro pale creano un qualche rumore e un tremolio dell’ombra, e dominano il paesaggio.
Ma in ogni caso, c’è poco timore che ci imbattiamo nelle turbine tradizionali nei centri urbani, dal momento che il caos degli edifici rende l’aria turbolenta invece del costante, ininterrotto flusso che le turbine commerciali tradizionali sono state progettate per sfruttare. Ma cosa succederebbe se un wind harvester potesse essere incorporato nella struttura di un edificio o adattato alla rete cittadina? Una nuova generazione di macchine per la raccolta di vento, da piccole a straordinariamente grande, può aiutare i dispositivi eolici a diventare parte del paesaggio costruito.
A inventare tutto è stato Daryoush Allaei, un iraniano cresciuto ad Abadan, dove una brezza che spira dal Golfo Persico, a 33 miglia di distanza, rende più sopportabili le calde estati. Abadan è una città petrolifera con un panorama segnato dalle ciminiere di alcune delle più grandi raffinerie del mondo ma Allaei era affascinato da altre strutture molto più antiche, risalenti ai persiani, che sembravano camini ma servivano e servono a uno scopo completamente diverso: catturare il vento. Il nonno di Allaei aveva uno di questi cacciatori di vento, che catturava le brezze marine e le convogliava nelle cantine delle case. L’aria fresca poi circolava verso l’alto e rendeva la temperatura interna sopportabile.
Allaei è emigrato negli Usa, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in ingegneria meccanica, con una specializzazione nel controllo del rumore e delle vibrazioni nell’industria. A un certo punto, ha valutato un grande turbina eolica commerciale ed è rimasto perplesso per la sua progettazione top-heavy.
“Queste turbine a volte pesano più di 150 tonnellate e sono 100 o 120 metri di altezza. Non ha senso” dice Allaei in un’intervista al giornale di Sierra Club.
Il primo prototipo della nuova generazione eolica Invelox Allaei lo ha costruito in un parcheggio vicino al suo ufficio a Sheerwind, a Chaska, in Minnesota. Si tratta di una struttura alta 90 piedi che sarebbe in grado di produrre la stessa quantità di energia di una pala eolica da 1,8 megawatt, ma alta un terzo e con un’occupazione di territorio di un settimo e con una turbina con un diametro di oltre 8 volte più piccolo. Inoltre l’impianto eolico ispirato ai cacciatori di vento iraniani può sfruttare anche le brezze più deboli, fino a meno di due miglia all’ora, che è un quarto della velocità del vento necessaria per azionare una turbina eolica tradizionale.
Allaei ha proposto un modello in alluminio e tessuto pieghevole che potrebbe addirittura essere trasportato per via aerea e assemblato in avamposti militari o nelle zone colpite da disastri che provocano interruzioni di energia. Un’altra versione potrebbe essere integrata nella costruzione di un edificio commerciale e i suoi condotti acchiappa-vento installati nello stesso modo degli attuali macchinari Hvac per il riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria.
Come spiega Sierra Club “Èstato solo quando era molto avanti nella progettazione dell’Invelox che Allaei si è reso conto che stava aggiornando i cacciatori di vento della sua giovinezza. Questa volta, però, quell’energia potrebbe aiutare a mandare in pensione quelle raffinerie di combustibili fossili”.