È un tirocinio sul campo quello che diverse città italiane stanno avviando in maniera sempre più convinta in tema di smart city, le stesse che al 2030 potrebbero ospitare il 60% della popolazione italiana.
La cosa piace all’industria, soprattutto a quella della ricerca tecnologica che oggi sotto l’egida di ANIE si è riunita a Milano per condividere obiettivi e risultati.
I progetti ci sono e noi stessi nell’edizione 2013 della Green Planner li abbiamo segnalati meticolosamente riprendendo i vincitori del bando Miur 2012.
L’aspetto storico e dimensionale delle nostre città è sicuramente un bel test su strada per i ricercatori perché sono alle prese, come dice Pietro Palella vice presidente ANIE per la ricerca “con una storia urbana secolare in cui si sono stratificate molteplici infrastrutture”.
L’obiettivo è chiaro: migliorare la vivibilità delle città (tutte e non solo di alcune) e le aree di azione sono le più diversificati e vanno dalla mobilità sostenibile all’efficienza energetica, dalla riduzione dell’impatto ambientale a tutti i temi relativi al miglioramento della governance e dei servizi che vengono raggruppati nell’ampio contenitore noto come Agenda Digitale.
Per questo Palella chiede “una qualche regia che, pur rispettando le specificità locali, definisca temi prioritari di interesse comune”.
Insomma, che il PON (il Programma operativo nazionale) dedicato alle città metropolitane si faccia e in fretta.
Per dare concretezza e sviluppo che non sia a macchia di leopardo o solo lasciato alla libera iniziativa di pochi decisori pubblici illuminati.
ANIE dal canto suo ci mette la testa (leggi tecnologie innovative) che significa pesanti investimenti in innovazione (le aziende ANIE avrebbero un capacità di investimento in innovazione pari al 4% del loro fatturato totale).
L’attenzione è ovviamente rivolta anche all’Europa e ai suoi programmi di incentivazione a partire da Horizon2020 e in particolare, dall’European Innovation Partnership Smart city and community dove vengono individuati come prioritari diversi ambiti come quello legato allo smart building, alla mobilità urbana sostenibile, all’integrazione efficiente delle reti e dei flussi (in termini di energia, emissioni, beni e servizi).
Palella continua “riteniamo altresì importante l’attenzione riservata nel programma alle tecnologie abilitanti (Ket) e al ruolo che esse svolgono come veicoli di innovazione nei diversi settori a valle, in particolare applicate al ridefinizione delle città in ottica smart.