Riciclare le materie plastiche conviene davvero? Qual è il destino migliore per le plastiche miste che Revet Recycling ricicla come materia e che invece altrove sono destinate quasi prevalentemente al recupero energetico?
Per essere certi della risposta nel 2012 Revet, società che controlla il 51% di Revet Recycling, ha commissionato alla società di consulenza E-cube un’impronta ecologica di processo, cioè una comparazione tra i due percorsi industriali a cui può andare incontro la plastica mista (plasmix) proveniente dalle raccolte differenziate: il recupero di energia e il recupero di materia da riciclo meccanico.
Il risultato è inequivocabile: considerando anche la fase di combustione le emissioni totali legate allo scenario preparazione al recupero energetico (produzione di cdr, combustibile da rifiuti) sono pari a 37.358,8 tCO2e/anno, ovvero 2.400 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato.
Per quanto riguarda invece lo scenario di recupero di materia (produzione di granulo e profilati), le emissioni totali sono pari a 4.585,6 tCO2e/anno, ovvero 290 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato. Anche nel contesto italiano dunque, come indicato sia dalla direttiva europea che dalle leggi nazionali, il recupero di materia è vantaggioso anche per quelle frazioni critiche e in costante aumento come le plastiche eterogenee.
Il presidente di Revet Recycling Valerio Caramassi ha spiegato che nel contesto dato “il riciclaggio delle plastiche eterogenee è dunque preferibile al recupero energetico integrale dal punto di vista delle emissioni climateranti. Dal punto di vista economico, invece, il riciclo delle plastiche miste soffre di barriere burocratiche e di incentivazioni improprie come quelle destinate all’incenerimento dei rifiuti tal quali”.