Home News Coldiretti-Ixé: l’Europa peggiora la dieta di 1 italiano su 3

Coldiretti-Ixé: l’Europa peggiora la dieta di 1 italiano su 3

pubblicato il: - ultima modifica: 5 Agosto 2020
dieta mediterranea

dieta mediterraneaPiù di un italiano su tre (36 percento) ritiene che le norme varate dall’Unione Europea abbiano peggiorato l’alimentazione e il cibo servito a tavola: è quanto emerge dall’Indagine Coldiretti-Ixé presentata nell’ambito dell’esposizione Con trucchi e inganni l’Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani al MICO, Fiera Milano Congressi con il Presidente nazionale Roberto Moncalvo.

La maggioranza relativa degli italiani ritiene dunque la regolamentazione comunitaria non adeguata a garantire la qualità, la sicurezza ma anche il rispetto delle tradizioni enogastronomiche della penisola anche per il via libera ad allucinanti novità nel piatto, ai vincoli che hanno fatto scomparire cibi e ricette tipiche della tradizione nazionale senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni e le contraddizioni che impediscono la massima trasparenza nell’informazione ai consumatori e limitano addirittura la libertà di scelta di singoli cittadini o di interi Paesi.

Non tutti però la pensano così con il 31 percento che ritiene invece che l’Ue non abbia modificato nulla e il 25 percento che addirittura abbia migliorato l’alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 percento non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall’indagine Coldiretti-Ixé si evidenza anche che il 52 percento degli italiani ritiene che l’Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 percento ritiene il contrario e il 6 percento non risponde.

A peggiorare la credibilità dell’Unione Europea hanno certamente contribuito, sostiene la Coldiretti, gli episodi di truffe e inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l’olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania spacciati per Made in Italy per l’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.

Secondo l’indagine Coldiretti-Ixé due italiani su tre (65 percento) ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari e tra questi il 24 percento attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 percento all’apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 percento alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.

Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall’inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248 percento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013.

Gli ottimi risultati dell’attività dei Nas confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo. Un segmento che è notevolmente cresciuto negli anni della crisi come dimostrano i dati sul commercio al dettaglio nei discount alimentari che peraltro nel corso del 2013 sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 percento).

Dietro questi prodotti low cost, precisa la Coldiretti, spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Lo dimostra il fatto che sul mercato mondiale, per la pressione della crisi, è sostenuto il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità degli alimenti.

Si tratta di preoccupazioni che riguardano anche l’Italia che è un forte importatore di prodotti alimentari, con il rischio concreto che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l’extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate provenienti dall’estero. Il risultato è che nel 2013 sono aumentati del 14 percento gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi.

Si tratta, conclude la Coldiretti, di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi.

Condividi: