Diagnosi energetica e sistemi di gestione dell’energia, opportunità di sviluppo per l’industria italiana: è questo il titolo dell’evento organizzato da Enea e Federesco, con la collaborazione di Avvenia, in cui si fa il punto sul cosiddetto audit energetico.
Si sta parlando dell’attuazione dell’articolo 8 della direttiva 2012/27/ UE, che l’Italia ha recepito da pochi giorni con un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri.
In dettaglio, l’articolo 8 della direttiva europea sull’efficienza energetica prevede per le grandi imprese e le imprese a forte consumo di energia l’obbligo di sottoporre i propri siti produttivi sul territorio nazionale a una prima diagnosi energetica entro il 5 dicembre 2015, da ripetersi poi ogni 4 anni, affidandosi a società esperte in gestione dell’energia o ad auditor energetici.
Di fronte al target di riduzione dei consumi energetici di circa 4 Mtep al 2020 previsto per l’industria italiana dal Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE), l’audit energetico rappresenta una pratica necessaria finalizzata a individuare gli obiettivi di risparmio e le opzioni di adozione di nuove tecnologie. In quanto tale rappresenta un’opportunità di sviluppo anche per le Pmi che non debbono sottostare all’obbligo di diagnosi energetica, come disposto dal suddetto articolo.
Il convegno dell’Enea approfondisce diverse questioni relative al ruolo dei diversi attori coinvolti nel processo, ai vantaggi relativi a un corretto utilizzo degli audit, alle norme per le certificazioni connesse ai Sistemi di gestione dell’energia (SGE) e all’utilizzo della norma ISO 50001 come strumento di risparmio energetico per le aziende.
Per Giovanni Lelli, Commissario dell’Enea “efficienza, innovazione e sostenibilità rappresentano le tre chiavi che possono consentire all’industria italiana di recuperare competitività sia sul mercato interno che su quello internazionale. Ma il tessuto industriale italiano è per lo piu’ composto di Pmi, che non potranno sottrarsi a un consistente efficientamento energetico se vorranno tornare a competere sui mercati, dopo essere state colpite duramente dalla crisi economica e sociale di questi ultimi anni. L’Italia ha ben chiari i propri obiettivi e sta lavorando con grande impegno per conciliare la propria politica industriale, i costi energetici e la lotta al cambiamento climatico in modo efficace, anche attraverso il neonato decreto di recepimento della direttiva, che nei prossimi anni creerà per l’industria italiana interessanti opportunità di rivedere i propri processi per restare competitiva, favorendo contestualmente la crescita della green economy”.
Secondo Claudio G. Ferrari, presidente di Federesco “è necessario porre l’accento sugli effetti concreti che avremo dall’attuazione del decreto di recepimento della direttiva europea sull’efficienza energetica, visto che avranno valenza economica e, soprattutto, occupazionale in termini di immediato incremento del numero dei posti di lavoro. Riteniamo opportuno evidenziare, da un lato, che l’efficienza energetica deve essere vista alla stregua di un’attività infrastrutturale che, per l’impatto economico, sociale e ambientale che produrrà, è altamente strategica oltre a essere autoliquidante, in quanto il risparmio energetico ed economico che genera permette di ripagare l’investimento iniziale. È fondamentale, dall’altro, creare cultura intorno al mercato dell’efficienza energetica in senso stretto e diffondere il concetto che i settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sono nettamente distinti e presentano peculiarità sostanzialmente differenti che non consentono di poter affrontare i due mercati in un’ottica comune bensì l’uno propedeutica all’altro. Per cio’ che concerne gli aspetti legati all’articolo 8 e al settore industriale vorremmo che le nuove norme fossero accessibili e chiare per gli stakeholder del settore e che questi ultimi cogliessero l’esecuzione di interventi di audit e l’adozione di sistemi di gestione dell’energia come nuove e stimolanti opportunità per accrescere la propria competitività industriale e performance aziendale. Federesco ed Enea ritengono di portare un nuovo contributo anche avvalendosi delle professionalità del settore così come previsto dall’articolato della legge”.