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LBR iiwa, il robot intelligenti che non immagini

pubblicato il: - ultima modifica: 5 Agosto 2020
robot lbr iiwa

robot lbr iiwaLBR iiwa è un robot: intelligente, sensibile, flessibile, intuitivo, delicato, preciso. È innovativo. Il nome, completo è Leichtbauroboter iiwa e ha origini tedesche. Leichtbauroboter vuol dire lightweight robot, robot leggero, mentre iiwa significa intelligent industrial work assistant e porta con sé un concetto nuovo, l’idea di un assistente intelligente nel lavoro industriale.

Per la prima volta uomini e robot possono lavorare fianco a fianco nella risoluzione di compiti altamente complessi, le barriere protettive vengono meno, nascono nuove aree di lavoro e l’automazione trova spazi dove prima era impossibile: il livello tecnologico che fino a ieri, con la robotica cosiddetta convenzionale, era un punto d’arrivo oggi con LBR iiwa diventa un punto di partenza.

Progettato per lavorare con l’uomo e non solo per l’uomo, è già utilizzato con successo nei sistemi di assemblaggio flessibili e di cooperazione uomo-macchina. LBR iiwa è stato progettato da uno dei principali player del settore, la tedesca Kuka. Per la prima volta, una robotica nuova e non-convenzionale viene realizzata non da centri di ricerca o piccole aziende specializzate ma da un produttore a livello mondiale di robot e soluzioni per l’automazione.

Kuka porta la stabilità e la robustezza di un prodotto industriale in campi finora assolutamente lontani, in quelle applicazioni speciali e avanzate che fino a pochissimo tempo fa potevano essere affrontate solo con prodotti sperimentali e prototipi realizzati ad hoc. LBR iiwa è un robot all’avanguardia e per le applicazioni più avanzate e sperimentali Kuka ha voluto al suo fianco un centro d’eccellenza italiano: Telerobotlabs, un’azienda di Genova che da più di vent’anni progetta e realizza robot speciali.

Telerobotlabs, per le alte competenze e il know how che la qualifica, rappresenta il futuro e la capacità di veicolare tecnologia e robotica anche verso interlocutori nuovi rispetto a quelli che tradizionalmente impiegano robot e macchine automatiche: studia, analizza, progetta e sviluppa applications laddove prima non era possibile, migliora i processi di produzione, coglie aspettative implicite, fornisce soluzioni a compiti impossibili per l’uomo.

L’innovazione è fare cose nuove ma è anche fare cose in modo nuovo. Innovare non vuol dire necessariamente ripartire da zero e nuovo non è necessariamente un nuovo prodotto. Margherita Hack diceva che innovare significa immaginare nuovi modi di fare, è la capacità di realizzare, diversamente, qualcosa che magari già prima veniva fatto. Per fare questo si deve guardare e conoscere il presente con umiltà e con consapevolezza e poi lavorare laddove è possibile raggiungere risultati che possibilmente vadano oltre: questa è la sfida che Telerobotlabs affronta quotidianamente con i suoi interlocutori.

È anche da persone come gli ideatori di iCub, l’umanoide europeo ormai divo celebrato, che possono venire spunti per quel futuro prossimo venturo di una robotica sempre più fruibile e amica. Giorgio Metta di IIT mostra come l’esperienza nello studio degli umanoidi sempre più evoluti può tendere la mano per traghettare la robotica tradizionale nelle sue applicazioni più vicine a noi, indicando come insegnare a un robot industriale nello stesso modo in cui si insegna a un robot umanoide.

Francesco Becchi, dalla visuale di Telerobotlabs fa vedere praticamente come dal robot programmabile, al robot con il joystick è ora il momento di passare al robot touch riferendo di questa evoluzione già in atto con l’esempio di alcune recenti applicazioni.

Patrizio Sale dell’IRCCS è pronto a sperimentare nella riabilitazione una macchina altamente flessibile e riconfigurabile con cui creare programmi terapeutici personalizzati per le specifiche esigenze di ogni paziente. E infine Alberto Pellero di KUKA Italia nell’illustrare a fondo LBR iiwa dà modo di vedere che si tratta anche di un robot per non robotici davvero, il robot che non immagini!

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