C’è un modo in più per rendere buona la moderna agricoltura intensiva: è quello di creare aree/zone di biodiversità.
A studiare da vicino da diversi anni questi progetti è Syngenta che con un bel team di stewardship è molto attiva anche nel nostro Paese con progetti di ricerca e azioni sul campo.
Ci racconta la storia del progetto Operation pollinator Fabio Berta, sustainable agricolture manager di Syngenta: “Nel 2000 in Gran Bretagna i campi coltivati a cereale rasentavano le strade e la biodivesrità era andata a farsi friggere. Il tema era sotto i riflettori dell’opinione pubblica con il Governo in allarme. Così diverse entità, tra cui Syngenta, hanno iniziato a studiare il tema”.
Ne è nata l’operazione bombi, Operation Bumblebee, in cui sono stati coinvolti 1.300 agricoltori per 5mila ettari, ma soprattutto che ha avuto l’impatto anche sul sull’utente finale raggiunto anche da un’azione di comunicazione di Unilevel.
“Dal 2006 siamo attivi anche in Italia” racconta Adriano Politi che ci ha accompagnato a vedere un paio di campi seminati alle porte di Milano “per cercare la semina più adatta al nostro territorio e ottenere i migliori habitat abbiamo studiato il progetto con le Università di Perugia, Pisa, Foggia e con la Scuola agraria di Faenza. Per i nostri terreni abbiamo così messo a punto un mix di sementi di leguminose, trifoglio, lupinella ginestrino, sulla ed erba medica: tutte erba non infestanti con fioritura tutto l’anno”.
Agli aspetti ambientali di gestione del territorio e a quelli che si possono identificare con l’incremento della fertilità legati all’Operation pollinator si aggiungono argomenti economici finanziari: proprio in ottica greening farmer le aziende agricole che hanno seminato a bordo campo il mix di semenze attira insetti possono accedere ai finanziamenti previsti dalla nuova Pac e recepiti, anche se in maniera diversa, dalle Regioni italiane.
Esempio è l’Umbria che già nel 2010 riconosceva un incentivo di oltre mille euro per ettaro. Syngenta a tutto ciò aggiunge anche la formazione. Per la multinazionale si tratta di creare consapevolezza sulla migliore gestione dei campi. E con l’operazione impollinazione conta di arrivare a coprire 100mila ettari entro il 2020 in partnership con autorità locale, associazione categoria, agricoltori…
Il costo dei semi varia dai 400 ai 450 euro all’ettaro.
“Se le indicazioni di lavoro sono seguite bene” specifica Fabio Berta “l’investimento copre cinque anni di fioritura”.
Il resto lo fanno gli incentivi scoprendo che a conti fatti vale proprio la pena di ritagliare un bordo campo ad habitat naturale. Lo sanno le aziende agricole meglio organizzate. Esempio è l’Azienda Agricola Negro Angelo & Figli: sul loro sito il progetto Operation pollinator dimostra come può essere un buon modo di spiegare ai clienti l’impegno profuso nelle buone pratiche sostenibili.