Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono in costante crescita e lasciano il nucleare agli stessi livelli del 2007.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili continuano a crescere e a sottrarre terreno al nucleare, considerata ormai una soluzione vecchia e non adatta alle nuove esigenze del pianeta.
Lo scenario energetico mondiale ha infatti manifestato negli ultimi anni un forte interesse verso l’uso di risorse energetiche alternative, investendo sia nella progettazione sia nella realizzazione di nuovi sistemi.
La green economy ha registrato anche in Italia una forte crescita, basti pensare che nel 2013 le energie rinnovabili sono riuscite a soddisfare il 16,3% del fabbisogno energetico nazionale. Un traguardo davvero importante se si pensa agli elevati livelli di progettualità e di innovazione tecnologica raggiunti in pochi anni.
Gli investimenti per le energie rinnovabili continuano a crescere e ad avvicinarsi a quei livelli record toccati nel lontano 2011, quando furono investiti oltre 278 miliardi per la creazione di sistemi energetici a basso impatto ambientale.
Secondo i dati emersi dal rapporto sul nucleare mondiale effettuato da un gruppo di studiosi facente capo a Mycle Schneider, consulente e analista tedesco esperto di energia e politica nucleare, l’era del nucleare sarebbe ormai finita e avrebbe lasciato il posto a nuove soluzioni energetiche.
La forte crescita degli investimenti per le energie rinnovabili registrata nel 2014 avrebbe infatti determinato un netto calo delle risorse messe a disposizione per il nucleare, circa il 50% in meno rispetto al 2013, determinando anche una forte differenza sul fronte della produzione energetica. Infatti la capacità di produrre energia grazie agli impianti fotovoltaici e a energia solare si è più che triplicata dal 2008 al 2014, lasciando il nucleare agli stessi livelli registrati nel 2007.
Il divario tra le due tipologie energetiche emerge nella quasi totalità dei Paesi analizzati dallo studio. In Cina, India, Giappone, Germania, Spagna, Messico, Brasile e Olanda, che rappresentano il 45% della popolazione mondiale, la produzione di energia elettrica attraverso l’uso di fonti rinnovabili supera di gran lunga quella prodotta dal nucleare.
Oltre ai maggiori investimenti per le energie rinnovabili, il boom della green economy è stato determinato anche dalla decisione radicale presa dal Giappone che ha progressivamente azzerato la produzione nucleare nell’ultimo triennio, passando da 47 reattori operativi a zero.
La questione reattori nucleari delineata dalla studio fornisce un’ulteriore conferma del percorso di evoluzione intrapreso a livello mondiale.
Confrontando i dati relativi al 1° luglio 2015 con quelli registrati nello periodo dello scorso anno, il numero dei reattori nucleari operativi nel mondo avrebbe registrato un netto calo sia sul fronte quantitativo sia sul fronte della capacità operativa.
I Paesi che fanno ricorso alla produzione di energia nucleare sono ancora 31 ma il numero sembra destinato a scendere anche alla luce dei recenti impegni presi dai big five ovvero: Stati Uniti, Cina, Russia, Corea del Sud e Francia, che generano ancora il 69% dell’elettricità mondiale grazie all’impiego del nucleare.