Un passo importante, non ancora decisivo ma sicuramente significativo nella lotta ai cambiamenti climatici, è la formalizzazione in Gazzetta Ufficiale dell’uso del Biochar da parte degli agricoltori.
Dopo anni di ricerca e sperimentazione da parte della comunità scientifica mondiale, il green Biochar è finalmente diventato legge.
È stata infatti pubblicata la normativa che ne autorizza la commercializzazione, regolamentandone la produzione e l’utilizzo da parte degli agricoltori.
Ottenuto dalla trasformazione termochimica (pirolisi o pirogassificazione) di biomasse vegetali di scarto, quali residui agricoli e forestali, il Biochar è in termini tecnici un ammendante, nella sostanza un carbone vegetale, composto in gran parte da atomi di carbonio che erano contenuti nella CO2 dell’atmosfera e sono stati fissati dalle piante attraverso la fotosintesi.
“Siamo di fronte a una vera svolta: il fatto che l’Italia sia il primo paese a normare la produzione, il commercio e l’uso del Biochar ci pone in posizione di avanguardia in Europa, con vantaggi economici e di visibilità” afferma Franco Miglietta dell’Ibimet-Cnr “Questo primato è stato possibile grazie al forte impulso che il nostro Paese ha dato allo sviluppo della tecnologia anche attraverso il coordinamento di EuroChar, il primo progetto comunitario in tema, e alla perseveranza di molti soggetti, primo tra tutti l’Associazione italiana Biochar (Ichar), ma anche il ministero delle Politiche agricole e forestali, tanti ricercatori del Cnr e dell’Università e i privati impegnati a promuovere la conoscenza di questo prodotto”.
Grazie alla sua resistenza alla degradazione, il Biochar permette di fissare in modo permanente una parte della CO2 atmosferica e, se incorporato nel suolo, ne migliora le caratteristiche aumentando le rese produttive agricole.
“Quando nel terreno viene incorporata una biomassa vegetale, come nel caso del compost o di altri emendamenti, questa va presto incontro a un processo di mineralizzazione, con conseguente rilascio di CO2 in atmosfera” spiega il ricercatore “La struttura del Biochar invece fa sì che il prodotto non sia degradato dai microrganismi del suolo, con il risultato di stoccare carbonio nel suolo invece che farlo tornare all’atmosfera. Questo lo rende un elemento cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici, in quanto il suo utilizzo può generare crediti di carbonio a compensazione delle emissioni, e redditi o risparmi per chi he farà uso”.
Ma l’interesse del Biochar non si esaurisce al solo campo ambientale, il suo processo di trasformazione termochimica genera anche energia rinnovabile: circa 1 megawatt di energia elettrica e 3 megawatt di energia termica per ogni tonnellata di residui trasformati.
“In sintesi, il Biochar produce energia, sequestra CO2 atmosferica, migliora la qualità del suolo, diminuisce la domanda di energia per la lavorazione dei terreni, aumenta la disponibilità di acqua per le piante e riduce il fabbisogno di fertilizzanti”.
L’approvazione ufficiale giunge nell’anno dell’Expo 2015, a poche settimane dall’evento che l’Ente ha organizzato per far conoscere le potenzialità di questa tecnologia.
“Nell’ambito degli eventi del Cnr al Padiglione Italia e alla facoltà di Agraria dell’Università di Milano, espositori da tutto il mondo hanno presentato il Biochar al grande pubblico” conclude Miglietta “Gli incontri hanno sollevato grande attenzione verso questa tecnologia, semplice, di facile implementazione e capace di contribuire alla soluzione di alcune delle priorità ambientali più importanti dei nostri tempi. Temi centrali nell’appuntamento ormai prossimo della Conferenza delle Nazioni Unite sulla lotta ai cambiamenti climatici, in programma a novembre a Parigi“.