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Dopo il dieselgate, certificazioni e test sono ancora affidabili?

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dieselgateIl cosiddetto dieselgate, lo scandalo che ha coinvolto Volkswagen, ha portato alla ribalta un tema molto scottante: l’affidabilità delle certificazioni che dovrebbero informare sui consumi energetici e delle emissioni di vari tipi di apparecchiature e veicoli.

È bene sottolineare come ci sia una differenza sostanziale tra chi imbroglia intenzionalmente per falsare i test (come ammesso da Volkswagen) e il fatto che qualunque test effettuato in condizioni controllate non si può paragonare all’utilizzo di un prodotto nella vita reale.

Sono entrambi dei problemi, ma di natura molto diversa.

Nel primo caso non bisogna avere remore a condannare aziende che architettano sistemi per barare; per questo motivo, dopo il dieselgate, le auto del gruppo Volkswagen con motore diesel Euro 5 sono state immediatamente tolte dalle liste di Topten.

Il secondo problema deriva dal fatto che, per quanto sofisticate, le normative e i test non potranno mai rappresentare perfettamente le migliaia di modi diversi in cui un apparecchio può essere usato. Inoltre, va sempre ricordato che le etichette energetiche sono basate su auto-dichiarazioni dei produttori che, in questo modo, si prendono la responsabilità che quanto dichiarano corrisponda alla normativa vigente.

Che fare allora? Dobbiamo smettere di credere all’efficacia delle norme europee in materia di consumi energetici ed emissioni inquinanti? Questi tre punti ci suggeriscono di no.

L’etichettatura energetica ha consentito di limitare in maniera sostanziale il crescere dei consumi energetici. Basti pensare che la media del consumo dei frigoriferi presenti su Eurotopten nel 2007 era di 215 kWh/anno, mentre oggi è di 151.

Nei settori dove le norme non esistono gli apparecchi consumano molta più energia. Nel settore della refrigerazione, modelli simili ma destinati a mercati diversi (consumer e professional) hanno consumi energetici divergenti. Questo perché il settore consumer è regolamentato dalle etichette energetiche, quello professional ancora no.

Infine, senza le norme e i dati che ne derivano non avremmo le basi per discutere e migliorare le politiche in materia di risparmio energetico. Il lavoro degli esperti di Topten volto a influenzare le politiche che stanno dietro all’etichettatura energetica ha consentito all’Unione Europea di risparmiare solo nel 2014 circa 3 TWh di energia, equivalenti a circa 500 milioni di euro (fonte WWF Switzerland, Topten Global Impact Assessment, 2015).

Quindi, è bene che le normative europee ci siano. Ma siamo consapevoli che, affinché queste regole basate su auto-dichiarazioni non prestino il fianco a sospetti, vadano accompagnate da una quantità maggiore di controlli effettuati dalle autorità preposte a livello nazionale. Ed è quello che Topten auspica.

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