L’obiettivo dichiarato del piano energetico regionale adottato dalla Giunta Pigliaru è quello di dimezzare i costi dell’energia per cittadini e imprese della Sardegna.
Il piano energetico regionale dovrebbe contare su 150 milioni di euro del Por 2014-2020 (asse IV energia), su altrettanti del Fsc (Fondo sviluppo e coesione), oltre a 1 miliardo e 250 milioni di euro per la metanizzazione.
La Giunta intende proporre il piano come progetto sperimentale a livello europeo per realizzare un sistema energetico integrato e intelligente che porti la Sardegna all’avanguardia rispetto alle strategie comunitarie 2030-2050 e aiuti a ridurre i costi dell’energia.
L’obiettivo è incrementare la quantità di energia prodotta da rinnovabili fino a coprire così il 40% dei consumi. Al momento quasi il 60% dell’energia prodotta in Sardegna deriva da fonti fossili, in particolare olio combustibile e carbone (24%).
“Gli obiettivi del piano” hanno precisato Damiano e l’assessore Piras “si potranno raggiungere anche se sarà autorizzata la centrale a carbone proposta da Eurallumina per riprendere la produzione nel Sulcis. Dall’efficientamento negli edifici e nei trasporti si attende una riduzione del 27% dei consumi rispetto ai valori attesi per il 2020”.
Gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (come eolico e fotovoltaico) saranno strettamente ancorati alla domanda locale: i consumi sono stimati, a seconda degli scenari e della crescita del sistema produttivo, da 0 a 3 TWH. La Regione Sardegna non taglia fuori, quindi, investimenti privati nel settore, ma intende collegarli all’effettiva necessità della Sardegna, dato che dei 12 TWH prodotti al momento l’isola ne consuma 8 e ne esporta 4.
Inoltre, il piano intende sfruttare un sistema di accumulo dell’energia integrato con le smart grid che impieghi batterie già disponibili e anche i sistemi idroelettrici (bacini), al momento sfruttati secondo legge di mercato, non in base alle effettive esigenze.