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Mobilità sostenibile: un’Europa a due velocità

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Foto di anncapictures da Pixabay

mobilità sostenibileSono sempre di più i paesi europei che, investendo ingenti risorse non solo dal punto di vista economico, ma anche nella sensibilizzazione della società civile, puntano a consolidare un modello di mobilità sostenibile incentrato sul potenziamento del trasporto pubblico e sul passaggio a veicoli privati meno dipendenti dai combustibili fossili, nel tentativo di ridurre emissioni inquinanti che, specialmente nelle principali città italiane, hanno rappresentato anche negli ultimi mesi un serio problema di salute pubblica, con pesanti ripercussioni dal punto di vista economico e della circolazione.

Se la parola d’ordine è favorire l’intermodalità, strategia prioritaria delle istituzioni comunitarie per contrastare nel breve periodo le problematiche legate all’eccessivo congestionamento del traffico nei suoi centri più importanti, come testimoniato dai principali temi discussi nel corso della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, anche il mercato automobilistico non è rimasto a guardare: molte case automobilistiche – non solo Tesla, ma anche storici colossi del settore come Bmw, Nissan e Citroën – hanno infatti intuito già da tempo che la sfida per i prossimi anni è proprio quella di riuscire fornire, a un prezzo accessibile, soluzioni valide e innovative per la mobilità green, puntando decisamente sulla ricerca e lo sviluppo di motori elettrici o ibridi sempre più avanzati, con emissioni ridotte o pari allo zero, che sfruttano carburanti ecologici come il GPL o il metano.

Nello scenario europeo, purtroppo l’Italia figura sempre agli ultimi posti nelle classifiche sulla diffusione di forme alternative di trasporto urbano come per esempio il car sharing – termine scononosciuto, ancora cinque anni fa, all’80% dei nostri connazionali, secondo i dati riportati dal rapporto Euromobility del 2011, per non parlare di un parco veicoli che si conferma a dir poco obsoleto, quando messo a confronto con paesi come la Norvegia o per esempio la Germania, dove pochi giorni fa il ministro dell’economia Sigmar Gabriel ha annunciato un ambizioso programma di finanziamenti, pari a due miliardi di euro, per incentivare ulteriormente il passaggio all’elettromobilità.

Il successo delle varie piattaforme per la vendita di auto usate online nel Belpaese dimostra certamente che l’interesse per le ultime novità è sempre forte tra gli automobilisti nostrani, e che una nicchia di mercato di fatto esiste.

Quel che sembra ancora mancare, tuttavia, è lo sforzo coordinato di istituzioni e amministrazioni locali in vista dell’imprescindibile adeguamento infrastrutturale; negli ultimi anni si è infatti sentito parlare molto di alta velocità e miglioramento della rete autostradale, decisamente meno di un piano serio in grado di dotare medi e grandi centri della penisola di un’efficiente rete di rifornimento per auto elettriche.

Quanto bisognerà aspettare ancora per assistere a questa auspicata inversione di tendenza, che ci collocherebbe in linea con i nostri partner continentali più virtuosi?

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