I rifiuti speciali prodotti in Italia sono oltre quattro volte superiori a quelli urbani. Nel 2014 sono stati prodotti circa 130,6 milioni di tonnellate di speciali a fronte di 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.
Si registra un consistente aumento nella produzione totale: + 5% tra 2013 e 2014 (oltre 6,1 milioni di tonnellate). La crescita è imputabile prevalentemente ai rifiuti speciali non pericolosi da operazioni di costruzione e demolizione e da quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue. I rifiuti speciali pericolosi, invece, si mantengono sostanzialmente stabili (+0,3%).
Quali attività economiche producono più rifiuti speciali?
Innanzitutto le costruzioni e demolizioni (39,7%), a cui seguono le attività legate al trattamento dei rifiuti e al risanamento ambientale (27,4%), il settore manifatturiero (20,5%), quello dei servizi, commercio e trasporti (5%), il settore dell’acqua e reti fognarie (3,5%), quello dell’energia, gas, vapore e aria (2,5%). Altre attività partecipano per l’1,4% circa alla produzione di rifiuti speciali.
Analizzando i soli rifiuti speciali pericolosi, sono soprattutto prodotti dal settore manifatturiero (39%), seguito dal trattamento dei rifiuti e attività di risanamento ambientale (29,9%) e dal settore dei servizi, del commercio e del trasporto (20,7%).
Nell’ambito del comparto manifatturiero, il 27% circa (935mila tonnellate) proviene dal settore della metallurgia, seguito della fabbricazione di prodotti chimici (18,4%), di prodotti farmaceutici di base e preparati (12,5%) e dalla fabbricazione di coke e dei prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (11,5%).
Cosa sono i rifiuti speciali?
Si definiscono speciali tutti i rifiuti non urbani, prodotti da industrie e aziende. Si differenziano in non pericolosi e pericolosi. I primi appartengono prevalentemente al settore manifatturiero, delle costruzioni e demolizioni e di alcune tipologie di trattamento dei rifiuti.
I pericolosi sono generati dalle attività produttive che contengono al loro interno sostanze pericolose in concentrazioni tali da conferire pericolo (per esempio, raffinazione del petrolio, processi chimici, industria fotografica, industria metallurgica, produzione conciaria e tessile, impianti di trattamento dei rifiuti, ricerca medica e veterinaria).
Gestione dei rifiuti speciali
Nel 2014 sono stati gestiti più rifiuti di quelli prodotti. Sono 133,8 milioni di tonnellate a fronte di una produzione di 130,5. Va rilevato che i rifiuti nell’anno di riferimento vengono sottoposti a operazioni intermedie di gestione (trattamento chimico-fisico, stoccaggio) prima di essere avviati al trattamento finale. Rispetto al 2013, si osserva un aumento del 3,3% del quantitativo totale dei rifiuti gestiti.
Recupero di materia
Il recupero di materia da rifiuti speciali (per esempio, il riciclo dei metalli, il recupero dei materiali da demolizione per opere stradali) si conferma la forma di gestione più utilizzata (62,4%). Nonostante la diminuzione nel 2014 (-737mila tonnellate, attribuibile per lo più a spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia), il dato conferma le buone performance dell’Italia in UE quanto a riciclo dei rifiuti speciali (oltre il 75%), se si considera che la media UE 28 è del 45,7%. Migliore dell’Italia è la Slovenia (80,3%) e subito dopo Belgio (oltre 73%), Germania (70% circa).
Scendendo nel dettaglio del recupero di materia, è soprattutto l’operazione di riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche a incidere sul totale (47,1%): tali rifiuti sono, perlopiù, derivanti da attività di costruzione e demolizione.
Recupero energetico dai rifiuti speciali
Si registra una lieve diminuzione nell’utilizzo dei rifiuti speciali per produrre energia (-4,7% rispetto al 2013). Sono 2,1 milioni di tonnellate quelli avviati a recupero energetico. Tra le risorse più utilizzate, il biogas (36,3%) ovvero il gas metano derivante dalla decomposizione dei rifiuti; a seguire i rifiuti della lavorazione del legno, carta e affini (33,5%), dal trattamento meccanico di rifiuti (11,1%) e i rifiuti combustibili (6,4%).
Sono soprattutto 7 le regioni italiane a trasformare in energia i rifiuti speciali (insieme arrivano al 78,5%): Lombardia (23,3% del totale), Emilia Romagna (15,7%), Piemonte con (10,7%), Veneto (8,0%), Umbria (7,2%), Puglia (7,1%), Friuli Venezia Giulia (6,5%). Nel complesso non vi sono significative variazioni in quasi tutte le regioni. Sono pressoché tutti non pericolosi (96,3% del totale degli speciali) i rifiuti utilizzati per il recupero energetico.