Strumenti fiscali per garantire il principio del chi inquina paga e introduzione di nuove regole per la finanza, coerentemente all’Accordo di Parigi: è quanto propone con forza il WWF al tavolo della COP22 di Marrakesh, che prende il via il 7 novembre.
Le proposte sono corroborate da un preciso calcolo dell’impatto di questi strumenti nel mercato italiano: l’introduzione di un meccanismo fiscale con un costo minimo delle emissioni di CO2 di 20 euro a tonnellata di CO2, fino a 30 euro nel 2022, permetterebbe di contenere le emissioni del settore termoelettrico al 2020 del -8% rispetto a uno scenario BAU (Business as usual) e di assicurare maggiori entrate per lo Stato pari a 800 milioni di euro l’anno, bilanciando le mancate entrate previste dalla vendita dei diritti di emissioni nell’ambito del meccanismo europeo di Emission Trading.
Il provvedimento, incentrato sul principio del chi inquina paga, permetterebbe di raccogliere, nel breve periodo risorse economiche per impostare la crescita e la conversione dei sistemi energetici: nei primi anni il provvedimento avrebbe un impatto paragonabile a circa lo 0,25% delle entrate tributarie nazionali.
A ciò si aggiunge la richiesta di programmare la chiusura delle centrali a carbone con le diverse parti sociali in maniera tale da porre tempi certi per l’uscita dalla generazione a carbone, comunque inevitabile, e garantire un’equa transizione anche per i lavoratori impiegati nelle centrali.
Programmare un phase-out dal carbone al 2025 permetterebbe di consolidare gli obiettivi ambientali nel lungo periodo garantendo un maggiore taglio delle emissioni del -9% al 2030 rispetto allo scenario BAU, pur non assicurando da solo i tagli alle emissioni richieste dagli accordi internazionali.
Con il phase-out avremmo il vantaggio di poter impostare un’equa transizione per i 2.500 lavoratori oggi impegnati nelle centrali e permette di focalizzare l’attenzione e le risorse sulle alternative disponibili.
“In Italia, malgrado la crescita nell’ultimo decennio” fa notare il WWF “il carbone rappresenta una fonte di poca importanza: per questa ragione è necessario chiudere al più presto il capitolo e porre con forza la questione della decarbonizzazione in Europa”.