Neuroni specchio, veicoli senza guidatore e una nuova Food Area: è questa la mappa dell’innovazione dell‘Università di Parma che è stata recentemente indicata dal Miur come best practice nazionale nell’ambito della Didattica Sostenibile.
L’offerta formativa dell’Ateneo si compone di 84 corsi: 39 corsi di laurea triennale, 6 corsi di laurea magistrale a ciclo unico e 39 corsi di laurea magistrale.
Sono coperti tutti gli ambiti di studio (l’Ateneo di Parma è infatti un’università generalista), ma tra questi spiccano anche il Dipartimento di Ingegneria e Architettura, quello di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale.
Inoltre, il Dipartimento di Scienze degli Alimenti (siamo in piena Food Valley) verrà appunto rinforzato da una nuova Food Area di prossima edificazione all’interno del Campus Scienze e Tecnologie dell’università di Parma.
“La nostra idea di educazione per la sostenibilità/sviluppo sostenibile” spiega Maria Cristina Ossiprandi, pro rettrice alla didattica e servizi agli studenti dell’Università di Parma “ha alla base un approccio trasversale e interdisciplinare, andando a coinvolgere e a impattare su tutti i corsi di studio erogati dall’Ateneo. All’interno dell’offerta formativa della nostra Università, è proposto un corso – Sistema alimentare: sostenibilità, management e tecnologie – che già nella sua denominazione riporta il tema per noi fondamentale e strategico della sostenibilità, e come, oltre al Cirea (Centro Italiano di Ricerca ed Educazione Ambientale, attivo dal 1990, ndr), il nostro Ateneo abbia un Dipartimento denominato Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità ambientale”.
Trasversalità, quindi, dei percorsi ambientali nell’offerta didattica dell’università di Parma.
“Come richiamato d’altronde” chiosa la Ossiprandi “in tutti i documenti internazionali relativi all’educazione alla sostenibilità (Unesco, UNECE).