Il settore della moda sta vivendo una fase di profondo ripensamento dei suoi processi di produzione.
La sostenibilità, sollecitata negli ultimi anni anche da importanti campagne di associazioni ambientaliste come Greenpeace, è via via diventata driver di innovazione.
Nel libro Innovazione e sostenibilità nell’industria tessile, edito da Guerini, Aurora Magni e Carlo Noè fanno il punto sulla moda italiana che ha visto una lieve crescita di fatturati nel 2016 con 53 miliardi di euro e oltre 400mila occupati.
La peculiarità dell’industria della moda italiana è quella di abbinare antichi saperi e artigianalità a innovazione, ricerca e tecnologia, localismi e internazionalità.
Il settore si è sempre più aperto alla collaborazione con l’industria chimica, meccanica, elettronica e recentemente anche agroalimentare nella ricerca di nuove soluzioni, materiali e applicazioni.
La sostenibilità dei processi si inserisce nel vasto panorama dell’economia circolare che stimola le aziende verso una progettazione all’avanguardia che abbraccia anche l’utilizzo di materiali e tecnologie per la riduzione degli sprechi e dei rifiuti con conseguente minore impatto ambientale.
Il libro offre case history di importanti realtà del made in Italy come Radici Group, il gruppo chimico che produce filati da riciclo e biologici o Filmar, filatura cotoniera bresciana che si avvale di coltivazioni biologiche di cotone egiziano.
L’analisi degli autori rivela che la leva della sostenibilità è stata assimilata dalle aziende come un’opportunità duratura per ottimizzare i costi, ridurre i consumi, sviluppare nuovi prodotti e conquistare i consumatori.