Il consumo di suolo in Italia fa perdere alla produzione agricola 400 milioni di euro all’anno; immaginatevi le conseguenze di una tale perdita dal punto di vista economico, occupazionale e, non da ultimo, ambientale.
Nella giornata mondiale del suolo – evento che ricorre ogni 5 di dicembre ed è stato istituito nel 2002 dalla International Union of Soil Sciences (IUSS) per celebrare l’importanza del suolo – la Coldiretti mostra le stime dei costi nazionali nascosti, provocati dalla trasformazione forzata del nostro territorio.
Non perdere terra coltivata significa, in ultima analisi, poter continuare a fare produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico.
Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo, i cambiamenti climatici – precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire – hanno effetti più devastanti e preoccupanti.
Come risultato di questi cambiamenti sono saliti a 7.145 i comuni italiani – 88,3% del totale – a rischio frane o alluvioni, secondo le elaborazioni della Coldiretti su dati dell’Ispra.
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia” afferma la Coldiretti “deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola“.
L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.
Per questi motivi è importante concludere l’iter di approvazione della legge sul consumo di suolo, ferma in Parlamento, perché potrebbe dotare l’Italia di uno strumento efficace per la protezione del suo territorio.
Esigenza che si estende a livello comunitario dove ACLI, Coldiretti, FAI, INU, Legambiente, LIPU, Slow Food e WWF e altre 500 associazioni promotrici di People4Soil che hanno aderito al network europeo, hanno lanciato un appello rivolto alla Commissione Europea, che fa riferimento all’obiettivo delle Nazioni Unite di fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030.