Recupero degli scarti, questo è un concetto fondamentale in tema di biotecnologie ambientali perché proprio dagli scarti si ottengono materie prime seconde fondamentali per l’attuazione di una piena economia circolare.
A riguardo Maurizio Bettiga, docente e ricercatore presso la svedese Chalmers University of Technology di Gothenburg, è intervenuto sottolineandolo molto bene nel contesto del convegno sulle biotecnologie organizzato da Green Planner presso il Cnr.
Il professor Bettiga, che parla anche a nome dell’associazione biotecnologi italiani, tra i suoi vari progetti coopera con organizzazioni non governative in Paesi del terzo mondo per migliorare la vita delle persone: grazie alle biotecnologie infatti, si possono trasformare escrementi animali in gas da utilizzare in cucina.
Inoltre, Bettiga collabora come scientific advisor con la startup BioInnotech. Il cuore di questa azienda è composto da tre biotecnologhe che hanno deciso di coniugare le conoscenze scientifiche con la passione per l’ambiente e per il loro territorio per valorizzare uno scarto dell’industria agroalimentare e dargli una nuova vita.
Recupero degli scarti nel settore alimentare
Queste 3 giovani scienziate, Rosita Pavone, Erika Andriola e Maria Pisano hanno avuto l’idea di lavorare sul siero del latte, principale scarto dell’industria lattiero-casearia. Per legge il siero, essendo un inquinante, deve essere correttamente smaltito ma, a causa dei costi elevati di trattamento, spesso si verificano sversamenti illegali con un notevole impatto ambientale.
A questo scarto caseario le giovani fondatori della startup pugliese danno una nuova vita attraverso un innovativo processo biotecnologico che lo riqualifica ricavandone proteine e lieviti. Adatti alla panificazione.
L’inizio di questa esperienza di recupero degli scarti è stato dedicato al perfezionamento del processo di raffinazione, che attualmente è sotto brevetto nazionale e presto europeo. Al momento i responsabili di BioInnotech sono alla ricerca di nuovi partner e investitori per realizzare un vero e proprio impianto di produzione.
“Il nostro sogno a lungo termine” racconta Rosita Pavone, CEO & co-founder “è creare una vera e propria bioraffineria in Puglia, cioè un sistema che consenta la valorizzazione degli scarti dell’industria agro-alimentare e la loro conversione in prodotti ad alto valore aggiunto“.
A che punto è il progetto?
Il processo di riqualificazione del siero di latte è stato ottimizzato durante il primo anno di attività della nostra startup. A oggi, tale processo è oggetto di un brevetto nazionale che verrà esteso nei prossimi mesi a livello europeo. Siamo attualmente in fase di ricerca partner/investitori per creare un primo test pilota su media dimensione e porre le basi per la realizzazione di un vero a proprio impianto di produzione.
Collaborazioni con aziende?
Al momento non abbiamo collaborazioni attive, anche se durante questi anni abbiamo collaborato con diversi caseifici del territorio barese e raccolto diverse manifestazioni di interesse.