L’aria nelle nostre città è sempre più inquinata e i giorni in cui i limiti imposti dall’Unione Europea vengono sorpassati non si contano più: per questo è impossibile non ragionare sulla necessità di muoversi senza inquinare.
In generale il trasporto pubblico urbano, soprattutto al Nord, è migliorato al punto – grazie anche ai servizi di sharing – da poter permettere la scelta di abbandonare l’auto privata; tuttavia nella maggior parte delle località italiane, muoversi senza inquinare deve per forza di cose passare da un cambio di paradigma, ovvero dal passaggio ad automobili elettriche (o perlomeno ibride).
Aria inquinata, il primo motivo per muoversi senza inquinare
La situazione attuale non è più sostenibile: secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, infatti, l’inquinamento atmosferico urbano è certamente una delle cause di decesso prematuro a causa delle elevate concentrazioni di particolato, di biossido di azoto e di ozono.
Secondo le ultime rilevazioni, in 39 capoluoghi di provincia italiani si conta almeno una centralina che ha superato i limiti di legge imposti dalla UE (più di 35 giorni per le polveri sottili con concentrazioni medie superiori a 50 microgrammi/metro cubo) e addirittura, in 28 aree, sussiste una situazione di emergenza ambientale e sanitaria.
Per muoversi senza inquinare servono incentivi per le auto elettriche
Stante queste premesse è impossibile non pensare a soluzioni che permettano alla popolazione italiana di muoversi senza inquinare. A limitare il passaggio all’auto elettrica – o per lo meno a un’auto ibrida, lasciando da parte le seppur meno inquinanti auto a gpl e a metano – c’è soprattutto il fattore costo e una rete di ricarica elettrica poco capillare.
Il classico giro a vuoto: le auto costano tanto perché il mercato è piccolo, ed è piccolo perché mancano le infrastrutture così che acquistare un’auto elettrica costa molto di più perché ne vengono prodotte di meno.
L’Italia inoltre, come spesso accade, segna un netto distacco con gli altri paesi europei nelle vendite: nel 2017 sono state soltanto appena 4.827 le auto elettriche su un totale di 1.970.497 immatricolazioni, contro le 54.617 della Germania, le 47.298 del Regno Unito e le 36.835 della Francia. Meglio di noi fanno però anche Olanda, Belgio, Svezia (tutte oltre quota 10.000 auto elettriche immatricolate) e la Norvegia che con 62.313 è leader europeo del segmento auto elettrica.
Eppure per muoversi senza inquinare un’auto elettrica è l’ideale, per almeno 5 motivi – escluso quello più importante delle zero emissioni nocive:
- in alcune regioni non si paga il bollo per i primi cinque anni e dal sesto in poi se ne paga solo un quarto
- si ha accesso alle zone a traffico limitato
- non si paga il parcheggio nelle strisce blu
- si risparmia per la ricarica con spese più basse rispetto all’acquisto di carburante
- con un impianto fotovoltaico la ricarica è praticamente a costo zero
La parola chiave per smuovere il settore è allora introdurre incentivi auto elettriche? Assolutamente sì perché, seppure i calcoli sul costo per i rifornimenti mostrino la convenienza dell’auto elettrica, nonostante gli evidenti risparmi per le spese di parcheggio, bollo – a volte anche assicurazione – e di ingresso gratuito nelle Ztl, l’offerta che più convince gli italiani – come nel caso della rottamazione dei vecchi euro diesel – è legata a un forte sconto sull’acquisto dell’auto.
Ma un incentivo vale l’altro? L’abbiamo chiesto a OneWedge, start-up innovativa che ha come obiettivo quello di creare le condizioni infrastrutturali per permettere la realizzazione progetti di mobilità eco-sostenibile. Per avere senso l’incentivo a cambiare auto per muoversi senza inquinare deve:
- incidere sul problema dove è più grave (cioè nei grandi agglomerati urbani)
- incidere sul problema in coordinamento (e non in concorrenza) con altri interventi di mobilità sostenibile
- erogare l’incentivo a risultato raggiunto (e non ex ante) allo scopo di incentivare emissioni effettivamente evitate
- privilegiare chi paga le tasse
Per questo motivo la proposta di OneWedge è che:
- l’incentivo di importo inferiore sia preferibile, in quanto con lo stesso importo si facilita l’acquisto del doppio dei mezzi e si rende conveniente l’auto elettrica già a partire da una percorrenza che, a seconda degli scenari, è compresa tra 20 e 30.000 km/anno
- in alcuni scenari (fattorini e auto aziendali) la convenienza esiste per qualsiasi valore di percorrenze e mix di ricariche e può arrivare superare il 50% del TCO attuale
- la ratio di incentivare per primi gli alto-percorrenti (ricordiamo che la media italiana è di 11.200 km/anno) è che le emissioni sono proporzionali ai km percorsi, come a dire che una vettura che percorre 20.000 km inquina quattro volte di più di una che ne percorre 5.000 e perciò bisogna togliere per prime dalle strade quelle che fanno più chilometri
A questo dovrà seguire un più ampio dibattito sugli scenari futuri della mobilità elettrica in Italia; ma in questo caso – come per la conferenza e_mob 2018 di fine settembre a Milano, la sensibilità istituzionale e imprenditoriale c’è.
Attendiamo le mosse della politica che, per fortuna, a parole sembra orientata a dare ascolto alle voci di chi chiede una svolta verso forme di mobilità sostenibile e poco inquinanti.