La Conferenza delle Parti – Cop24 – polacca, conclusasasi pochi giorni fa, è stata un fallimento – come abbiamo scritto riportando il commento di Greenpeace e della Confederazione degli agricoltori italiani – oppure no?
Punti di vista differenti, percezioni diverse ma, forse, anche aspettative differenti tra gli addetti ai lavori – probabilmente soddisfatti per il rulebook approvato – e i non addetti che si aspettavano decisioni diverse e, probabilmente, non in agenda.
Alla Conferenza delle Parti Paola Bolaffio di Giornalisti nell’erba c’era e il suo commento descrive i risultati raggiunti nel corso della Cop24 in modo tutto sommato positivo, certamente con toni non così deludenti e negativi come tutti i media – e molti operatori ambientalisti ed economici – hanno fatto.
Il suo commento, a proposito della Conferenza delle Parti in Polonia è stato questo: “la Cop24 doveva occuparsi del regolamento attuativo dell’Accordo di Parigi, non una cosa da nulla, ma appunto quelle regole fondamentali affinché l’accordo possa funzionare. Non si doveva discutere di NDGs. Gli impegni dei Paesi devono essere presentati entro il 2020“.
E ancora, Paola Bolaffio scrive così: “il rischio del vero fallimento era chiaro a tutti. Potevamo ritrovarci a una situazione pre-accordo di Parigi in poche ore. Gli interessi di alcuni Paesi potevano bloccare i negoziati, far saltare il tavolo mondiale, perché il meccanismo prevede che il documento finale sia approvato all’unanimità.
Ma non è successo. Il libro delle regole c’è. Ed è decisamente meglio della sua bozza: le 36 ore di rush finale hanno portato gli Stati a una ragionevolezza sufficiente a sciogliere la maggior parte dei nodi e dare modo di applicare l’Accordo di Parigi“.
La cronaca dei giorni della conferenza e i relativi punti vengono poi analizzati approfonditamente nel suo articolo COP24 e il presunto quasi-fallimento, che vi invitiamo a leggere per approfondire anche la vostra conoscenza sui risultati ottenuti dalla Conferenza delle Parti di Katowice.
Farlo è un dovere, comunque la pensiate, perché i rischi ambientali causati dal cambiamento climatico in atto, riguarda tutti noi ma, soprattutto, i nostri nipoti e i loro figli, che erediteranno il Pianeta dopo di noi.