Un progetto di allestimento interni, tendenzialmente un progetto di design, che diventa anche – o soprattutto – un progetto di integrazione sociale: si tratta di Falegnameria sociale K_alma che è stato spiegato e illustrato nel corso dell’evento Design for social change, organizzato dallo studio di architettura sostenibile BAG (Beyond Architecture Group).
Falegnameria sociale K_alma, iniziativa imprenditoriale di Gabriella Guido, ha l’obiettivo di formare i migranti e i richiedenti asilo della Capitale per favorirne l‘inclusione e l’inserimento in ambito lavorativo; per la ridotta dimensione degli spazi a disposizione il progetto sviluppato da BAG ha cercato di sfruttare al meglio tutte le pareti.
Così è nata l’idea di un grande nastro attrezzato, che percorre tutto il perimetro dello spazio, nel quale si inserisce un sistema di supporti scorrevoli e riposizionabili, che possono ospitare agevolmente tutta l’attrezzatura della falegnameria.
Per realizzare il progetto è stato organizzato un workshop al quale hanno partecipato gli stessi migranti apprendisti falegnami. La fase realizzativa quindi è diventata l’innesco del percorso formativo e ciò ha permesso di generare nei partecipanti una confidenza con gli spazi della falegnameria.
Il progetto della Falegnameria sociale K_alma
Il design può essere uno strumento di inclusione sociale? Certamente, come dimostra il progetto della Falegnameria sociale K_alma che ha voluto essere un’iniziativa che possa fornire ai più deboli – in questo casi i migranti e i richiedenti asilo a Roma – una reale prospettiva di crescita e di inserimento professionale e sociale.
Nel 2017 l’associazione ha avuto accesso a due ambienti di 40 mq presso il Villaggio Globale di Roma. Quattro fasce di legno, 16 metri di lunghezza totale, assicurate alle pareti, uniscono le due stanze senza soluzione di continuità e costituiscono l’elemento distintivo del progetto.
Nella loro semplicità, rispondono alle esigenze di budget e a quelle funzionali, servendo da pareti attrezzate. Delle piastre metalliche perforate sono state disegnate per poter contenere differenti tipi di attrezzi. Queste piastre sono semplicemente appoggiate e possono scorrere lungo le fasce di legno senza necessità di essere sganciate, questo per avere il massimo della flessibilità di utilizzo.
Il cantiere è stato avviato con un workshop di più giornate, che è servito come momento di collaborazione tra architetti, apprendisti e falegnami. Questo workshop può essere considerato il primo tassello della formazione dei ragazzi, creando le basi per il successivo sviluppo dello spazio di lavoro dell’associazione, contraddistinto come da progetto, dall’estrema versatilità.
Scrive Viola Faccioli di Storie di economia circolare, descrivendo la Falegnameria sociale K_alma: “Rasheed indossa un paio di cuffie antirumore e la mascherina calata sul volto mentre scorre il legno sulla sega circolare. I trucioli annebbiano l’aria, negli ex bagni del Villaggio Globale, Testaccio, Roma, recuperati e trasformati lo scorso anno in una piccola falegnameria sociale.
Si chiama K_alma che in lingua Hausa, uno degli idiomi più diffusi in Africa, vuol dire parola; con quel trattino in più, a separare consonante e vocale, rimanda anche all’anima. L’anima del legno, i suoi nodi, le sue venature; l’anima come movimento, come vita. Ed è qui, in questo laboratorio artigiano palestra di integrazione, che si prova a rigenerare l’uno e l’altra: a dare una seconda possibilità a tronchi, ciocchi, piani e a immaginare un futuro per rifugiati e richiedenti asilo, disoccupati e inoccupati“.
Il progetto è stato totalmente autofinanziato dai soci dell’associazione che hanno deciso di investire nella riconversione degli spazi grazie alla collaborazione di BAG, studio di architettura che opera da anni a Roma e in Italia con progetti di riqualificazione urbana a basso impatto ambientale e architettura sostenibile, con tecnologie naturali e low-cost, applicandole anche in contesti di emergenza abitativa o a strutture per migranti realizzate con l’utilizzo della paglia, nell’acquisto di attrezzature e materiali e nella comunicazione.
Citando Produzioni dal Basso, il portale di crowdfunding che permette di sostenere questa attività, “L’uomo vive e sogna, da sempre. Vive e costruisce, crea e realizza relazioni e non solo, e per incontrarsi e parlare spesso si siede intorno a un tavolo. Per fare un tavolo ci vuole il legno, e per fare il legno ci vuole un albero.
Noi amiamo gli alberi e amiamo il legno e amiamo gli esseri umani. Lavorare il legno ri-porta molto a noi, al contatto con la materia, alla forma, alla creazione di oggetti che siano espressione di sogni o più banalmente oggetti utili alla nostra vita, una culla, una sedia, uno sgabello, un tavolo, una ciotola. Cose che ci accompagnano quasi quotidianamente“.