Non sempre siamo la cenerentola d’Europa: nelle buone pratiche di economia circolare, infatti, l’Italia primeggia in molti settori, dal consumo dei materiali riciclati al riciclo dei rifiuti, ma anche per l’occupazione generata nel settore.
La nostra qualità viene testimoniata dai numeri raccolti attraverso la piattaforma ICESP che ha certificato nel nostro Paese le buone pratiche di economia circolare che contano circa 80 fra istituzioni e aziende di rilievo nazionale coinvolte e 60 buone pratiche elaborate da 6 gruppi di lavoro su 6 tematiche trasversali.
Roberto Morabito, presidente ICESP e responsabile del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea, precisa infatti che nell’economia circolare l’Italia primeggia in Europa per numero di occupati, valore aggiunto e brevetti.
Inoltre “nel campo del riciclo siamo un passo avanti a Francia, Germania e Regno Unito. Ma rispetto a questi tre paesi siamo molto al di sotto per investimenti nel settore, a conferma delle nostre ottime prestazioni pur con strumenti non del tutto adeguati“.
Insomma siamo bravi, ci applichiamo ma potremmo fare di più se gli investimenti pubblici ci aiutassero; tanti gli esempi citati dall’ICESP, la Piattaforma Italiana per l’Economia Circolare, coordinata da Enea.
“Nel consumo di materiali riciclati siamo un gradino più in alto di Francia e Germania, mentre per capacità di riciclare i rifiuti solidi urbani siamo più su di Francia e alla pari con il Regno Unito“.
La percentuale di riciclo dei rifiuti in Italia è del 67% contro il 55% della media europea; anche sul riciclo dei rifiuti da imballaggio siamo ben oltre la media Ue, in particolare nel caso dei rifiuti di legno ci attestiamo al 60% contro il 40%.
Molto buona anche la percentuale di addetti nel settore dell’economia circolare rispetto al totale degli occupati in Italia, che si attesta al 2,05% contro l’1,71%. In Europa siamo quindi sopra la media per indici di riciclo di tutte le tipologie di rifiuti, a eccezione di quelli elettrici ed elettronici dove siamo sotto.
Le buone pratiche di economia circolare ci sono in Italia, il problema, aggiunge Morabito, è che “nel nostro Paese manca una normativa che sostenga l’economia circolare; in particolare sarebbe utile avere un’applicazione più efficace delle norme sull’end of waste in grado di avviare il mercato di una vasta gamma di materie prime seconde, in tempi certi e al passo con le esigenze del sistema paese.
Inoltre, sarebbe necessario rendere l’applicazione della disciplina del sottoprodotto certa e uniforme sul territorio nazionale, in maniera tale da consentire l’adozione di pratiche di simbiosi industriale come normali pratiche di gestione e valorizzazione degli scarti; simbiosi industriale che peraltro, si configura come un’efficace strategia per la prevenzione della produzione di rifiuti“.
Le 60 buone pratiche di economia circolare elaborate sono relative ai settori più svariati, dal riciclo dei materiali ai prodotti da materiali secondari, dalla sharing economy ai modelli di gestione; ora saranno condivise con la piattaforma ECESP che finora ha raccolto 184 buone pratiche di cui 24 italiane.
I sei gruppi di lavoro della piattaforma ICESP sono coordinati da Università di Bologna, Regione Puglia e CNA, Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico, ENEL e Intesa Sanpaolo Innovation Center, Regione Puglia e Unioncamere.
ICESP è nata a seguito della scelta da parte della Commissione europea di includere Enea nel Gruppo di Coordinamento della piattaforma europea ECESP in qualità di rappresentante del mondo della ricerca. Come unico membro italiano è stata invitata a svolgere il ruolo di hub nazionale per l’economia circolare, agendo come interfaccia tra il sistema Italia ed ECESP.
Sulla base di questo incarico ha promosso la realizzazione della piattaforma ICESP, che ha la finalità di creare un punto di convergenza nazionale su iniziative, esperienze, criticità, prospettive e aspettative legate all’economia circolare, che il sistema Italia vuole e può rappresentare in Europa con un’unica voce.