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Startup: ecco come accelerarle

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Incubatori e acceleratori di impresa in Italia: un report, firmato dal Politecnico di Torino, ne evidenzia il ruolo e la necessità a supporto delle startup. Iniziamo dai numeri: sarebbero infatti 171 gli incubatori e acceleratori di impresa.

Dislocati, ahimè, non in tutta Italia. Quasi il 60%, infatti, si trova, infatti, al Nord. La Lombardia è la regione che ospita il maggior numero di incubatori, con il 25,3% del totale, seguita dall’Emilia Romagna, con il 10,6%, e la Toscana con l’8,8%.

Per quanto riguarda la natura giuridica il 64,2% è di natura privata, il 13,9% ha natura pubblica e il 21% ha natura ibrida.

Eppure, dalla ricerca redatta dal team di ricercatori Social Innovation Monitor (SIM) con base al Politecnico di Torino (in collaborazione con Italia StartUp e con il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Impact Hub Milano, Instilla, IREN, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams (SIT), l’importanza di questi centri è fondamentale proprio in un momento storico economico dove, secondo quanto afferma Giovanni De Lisi, Vice Presidente di Italia Startup, “si sta riscontrando la volontà politica di sostenere anche la fase pre-seed e seed delle startup innovative italiane“.

Detto ciò, sono solo 275 le startup iscritte al registro delle imprese entro il 31/12/2017. Sarebbero quindi le sopravvissute. Perché nel 2017 la ricerca esprime un altro dato interessante, ovvero che sono stati incubati 1.344 team imprenditoriali e 2.435 startup.

Le 275 startup citate risultano tutte avere una partecipazione azionaria da parte di incubatori e acceleratori italiani. Gli incubatori e gli acceleratori si confermano attenti alle primissime fasi di sviluppo dei progetti imprenditoriali: 3 su 10 dei soggetti da loro accelerati sono team imprenditoriali che non hanno ancora costituto la propria impresa e sono 205 (sulle 275 di cui sopra) le imprese per le quali gli incubatori e gli acceleratori sono tra i fondatori.

Come ha sottolineato Paolo Landoni, docente del Politecnico di Torino e direttore scientifico della ricerca, “emerge un quadro molto diversificato e in evoluzione. Aumentano l’attenzione alle imprese a significativo impatto sociale e gli incubatori che affiancano alle proprie attività, tipiche attività di selezione e di investimento nell’equity delle startup. Investimenti importanti, perché in una fase seed molto rischiosa a cui non sono interessati altri investitori“.

Si deduce quindi che è meglio affidarsi agli esperti per costituire una startup.

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