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Proteggiamoci dai cambiamenti climatici. Ecco come

pubblicato il: - ultima modifica: 6 Agosto 2020
convegno cambiamenti climatici

Inevitabile affermare che i cambiamenti climatici siano in atto. Ma, quello che viviamo sembra essere solo la punta dell’iceberg.

Perché, anche se spesso parliamo di cambiamenti climatici solo perché direttamente connessi all’innalzamento della temperatura mondiale, in realtà, la fenomenologia è molto più profonda e si ripercuote su scala globale creando instabilità anche a livello sociale ed economico.

E, mentre facilmente saltano all’occhio le bizzarrie del tempo e viviamo sulla nostra pelle fenomeni atmosferici come trombe d’aria, alluvioni, siccità (fenomeni che non erano legati al classico clima temperato mediterraneo), non siamo ancora del tutto consapevoli che anche migrazioni e immigrazioni, insicurezza alimentare, perdita di biodiversità e carenza di acqua sono direttamente interconnessi al nuovo clima.

Di mezzo c’è il tema della sicurezza. E della formazione. Di come siamo in grado di proteggerci (anche collaborando con la protezione civile), di come possiamo ideare nuove soluzioni che prevengano le situazioni catastrofali o di come siamo in grado di gestirle al meglio.

Di come la tecnologia ci sta già dando una mano. E anche di come fare ricorso alle natural based solution, ovvero a quelle soluzioni naturali che conviene adottare il prima possibile.

Ma intanto, dal convegno che Edizioni Green Planner ha organizzato lo scorso 20 febbraio, nella cornice di MyPlant&Garden, e il 21, in replica per le scuole presso Cascina Triulza, una cosa l’abbiamo imparata: mai confondere il tempo con il clima. Sono due cose completamente diverse.

Qui di seguito pubblichiamo i commenti più significativi e le presentazioni gentilmente concesse da tutti i relatori al convegno.

Cambiamenti climatici: intervento di Stefano Caserini

A causa dell’utilizzo dei combustibili fossili e della deforestazione, si è infatti passati da una concentrazione di Co2 di 320 ppm degli anni Sessanta a più di 410 ppm.

È Stefano Caserini, docente del Politecnico di Milano, a sottolineare che “nonostante l’energia che rimane nell’atmosfera sia solo l’1% dell’energia intrappolata dall’aumentato effetto serra, questa piccola variazione può fare una grande differenza, perché l’energia trattenuta è paragonabile a quella sprigionata dall’esplosione di quattro bombe atomiche come quella di Hiroshima al secondo“.

Tutta quest’energia in più in gioco causa una maggiore evaporazione dell’acqua, con episodi di forte siccità, ma anche eventi meteorologici di grande portata: più acqua evapora, più poi deve tornare al suolo.

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Intervento di Gruppo Cap

Per far fronte agli allagamenti connessi a queste dinamiche, il Gruppo Cap, che si occupa del servizio idrico nell’area della città metropolitana di Milano, ha avviato una serie di iniziative per quanto riguarda la gestione delle acque meteoriche. Primo passo per combattere le alluvioni.

Marco Callerio, dell’area progettazione e realizzazione del Gruppo Cap, intervenuto insieme alla collega Gloria Salinetti, ha spiegato che “prima che un’area venga urbanizzata, parte dell’acqua piovana si infiltra nel terreno naturale, parte evapotraspira e parte scorre superficialmente. Non appena il suolo viene impermeabilizzato, lo scorrimento superficiale diventa la modalità principale di spostamento dell’acqua, quindi anche l’infrastruttura deve adattarsi ai cambiamenti climatici“.

La soluzione è pratica: “l’approccio sostenibile” spiega Callerioè trattenere le acque, ripristinando il ciclo naturale con un rilascio che deve avvenire lentamente, tant’è che il regolamento regionale per la Lombardia n.7 del 23 novembre 2017 prevede che per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni i progettatori dovranno garantire un approccio sostenibile e un’analisi del rischio idraulico“.

Sul sito di Gruppo Cap è disponibile un manuale sulle buone pratiche di utilizzo dei sistemi di drenaggio urbano prodotto in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.

Consigliato l’uso dei cosiddetti sistemi di drenaggio sostenibile (SuDS) oltre alle indicazioni sulle attività di manutenzione da attuare per il mantenimento della loro efficienza (fr.ro).

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Intervento di Francesco Cara

Francesco Cara

Un grande aiuto a fronteggiare le situazioni di difficoltà arriva anche dalla tecnologia e dall’innovazione. Soluzioni di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico si possono trovare anche sulla piattaforma Iywto (If you want to).

Francesco Cara, coordinatore del progetto – di cui ha parlato su Green Planner – afferma: “l’invito è di usare questi servizi ma anche di diventarne creatori. Alcuni poi hanno iniziato a valere miliardi di euro, mentre altri si sono spenti, ma in questo modo si può mostrare cosa c’è già sul mercato, per stimolarne l’applicazione in contesti in cui non è ancora presente o l’invenzione di qualcosa di nuovo“.

Per la mitigazione ecco che quindi si trova un progetto olandese che mette in contatto i cittadini con fornitori di energia alternativa della regione (Vandebron), oppure il sito sul quale si può calcolare il potenziale irraggiamento del proprio tetto in previsione di installare dei pannelli solari (Solarcentury) o ancora quello che permette ai consumatori di ordinare i prodotti agricoli della propria zona (L’alveare che dice sì).

Anche per l’adattamento le iniziative non mancano: esempi ne sono il motore di ricerca che pianta gli alberi (Ecosia) o l’app che avverte quando ci sono i picchi di calore nelle città e indica dove ripararsi (Extrema, che entro l’estate sarà lanciata anche a Milano) (fr.ro).

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Intervento dell’Università di Firenze

Baldasseroni

Ondate di calore: ci sono lavori molto esposti a questo problema e l’Università degli Studi di Firenze, insieme all’Istituto di Biometeorologia del Cnr e al Cerimp – il Centro di riferimento regionale per l’analisi dei flussi informativi su Infortuni e Malattie professionali o da lavoro della Regione Toscana – ha dato vita a una piattaforma, la Heat-Shield, che nel giro di un anno dovrebbe diventare anche un’app per smartphone, per prevedere il livello di rischio da caldo dei lavoratori in modo personalizzato.

Le ondate di calore sono sempre più frequenti e per chi lavora in certe condizioni vi possono essere dei rischi per la salute.

Come spiegato da Alessandro Messeri, ricercatore dell’Università di Firenze e dal collega Baldasseroni, medico del lavoro, che fanno notare che “la piattaforma è basata su un sistema di previsioni mensili per permettere alle aziende di programmare l’attività, con un modello corretto da stazioni presenti a terra e viene quindi fornita la probabilità di superare la soglia critica sulla base del soggetto e del clima. L’innovazione sta nella capacità di personalizzazione, a cui si affianca una previsione a breve termine, di cinque giorni, con dei suggerimenti per ridurre i rischi” (fr.ro).

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Intervento di Davide Pace e di David Herzog

David Herzog

Anche l’efficienza energetica fa la sua parte per mitigare il rialzo di temperatura (ricordiamo che è consigliato dall’Ipcc di rimanere sotto 1,5°C, rispetto ai 2 gradi definiti dall’Accordo di Parigi che non sarebbero affatto sufficienti).

E in questo caso, tanto più la pubblica amministrazione sarà smart tanto più si avranno risultati di un maggior ordine di grandezza. Davide Pace, sindaco ventiquattrenne di Valvestino (BS), ha portato insieme a David Herzog, CEO di Hoval, la propria esperienza di riduzione del fabbisogno in termini energetici – meno 25% in un anno – grazie alla tecnologia Hoval Iot che permette una predittività di 3 ore sul consumo.

Il commento di Herzog si cala alla perfezione nella visione che bisognerebbe avere quando si parla di utilizzo dell’energia: “non ci si dovrebbe più chiedere quanta energia devo spendere per fare business, ma quanta energia posso risparmiare“.

Per questo Hoval Italia ha messo a punto una Community per diffondere saperi, bisogni e soluzioni da adottare in ottica di efficienza energetica.

Ricordiamo che il quadro per il clima e l’energia 2030 fissa tre obiettivi principali da conseguire: una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990); una quota almeno del 27% di energia rinnovabile e soprattutto un miglioramento almeno del 27% dell’efficienza energetica (fr.ro).

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Intervento di Roberto Grossi di Etica Sgr

Roberto Grossi

Anche i nostri investimenti hanno infatti un impatto e possono essere uno strumento per diminuire o aumentare l’inquinamento e le emissioni di Co2.

Roberto Grossi, vicedirettore generale di Etica Sgr, durante il convegno ha posto il problema: “Quando si fanno degli investimenti di solito non ci si chiede per che cosa vengano usati davvero i propri soldi“.

Ecco allora che Etica Sgr punta a sostenere le aziende con una buona attenzione alle tematiche socio-ambientali e prevede la misurazione e la rendicontazione della carbon footprint dei propri prodotti e investimenti.

La strada è tracciata: dobbiamo scegliere, e abbiamo il potere di farlo, aziende che hanno abbandonato carbone e petrolio e accelerare la transizione energetica verso un mondo totalmente rinnovabile. Dipende da noi anche diminuire il consumo di carne e fermare la deforestazione. Possiamo farlo. Tutti insieme è meglio (fr.ro).

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Intervento di Serena Giacomin, presidente dell’Italian Climate Network

Serena Giacomin

Anche la meteorologia è in allarme per i cambiamenti del clima. Conviene prevenire. Ma come? Preparandosi, dice Serena Giacomin del Centro Epson Meteo, nonché presidente dell’Italian Climate Network.

Intervenuta al convegno del 21 febbraio in Cascina Triulza la Giacomin ha sottolineato come una buona preparazione permette di non rischiare e di adottare comportamenti durante gli eventi estremi si può. La sua presentazione è esplicativa.

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Intervento di Paolo Viganò, Csr manager di Rete Clima

Paolo Viganò

Molto può essere fatto piantando un albero. La banalità di questa affermazione trova dati effettivi: le città verdi migliorano dal punto di vista degli sbalzi climatici, dell’inquinamento e del benessere. Vivere nel verde fa bene anche all’economia e al rilancio delle aree urbane.

Ogni albero può assorbire in media 20-50 kg CO2/anno (fino a maturità vegetale) e questo vuol dire contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. L’invito di Paolo Viganò è dunque quello di piantare alberi ovunque. Può essere anche un’esperienza a livello di Csr.

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