Acqua e aria: la Commissione Europea ha deciso di deferire alla Corte di Giustizia l’Italia per il mancato rispetto della direttiva sulla qualità dell’aria, in particolare per quanto riguarda i limiti massimi consentiti per il biossido di azoto.
Deferimento anche per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane; in pratica, per la mancata depurazione delle acque di scarico in fiumi e laghi.
La decisione potrebbe portare a ingenti sanzioni economiche per il nostro Paese che è in questa situazione a causa di politiche insufficienti sia a livello regionale che nazionale.
Riguardo i livelli di smog, l’Italia è già stata deferita alla Corte per lo sforamento dei limiti di PM10 nel maggio del 2018, insieme ad altri paesi UE.
L’Italia avrebbe dovuto rispettare i limiti per il biossido d’azoto entro il 2010, secondo quanto previsto dalla direttiva UE 2008/50. La causa davanti alla Corte di Giustizia Europea riguarda lo sforamento dei limiti di NO2 in dieci città, incluse Milano, Torino e Roma, con una popolazione totale esposta a livelli fuori norma di circa 7 milioni di abitanti.
Lo scorso novembre, Cittadini per l’Aria, con il supporto di ClientEarth, ha proposto al Tar della Lombardia un ricorso contro la Regione Lombardia affinché integrasse al più presto con nuove e più incisive misure la pianificazione sull’aria e, in particolare, il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA) per raggiungere il rispetto dei valori limite di PM10, PM2,5 e NO2 nel tempo più breve possibile.
La causa sarà discussa al Tar della Lombardia durante l’udienza del 12 marzo prossimo.
“Il deferimento di oggi è la conferma che la situazione italiana è gravissima: siamo l’unico Paese Ue ad essere stato deferito per il superamento dei limiti sia di PM10 sia di NO2 – ha dichiarato Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth responsabile del progetto Clean Air dell’organizzazione europea – Per questo, abbiamo supportato l’azione legale di Cittadini per l’Aria contro Regione Lombardia, che è una delle zone più inquinate del Paese. Adesso serve un cambio di marcia netto e nuovi piani di qualità dell’aria che riportino nel più breve tempo possibile i livelli di smog al di sotto dei limiti di legge.
Il Governo, le Regioni e le città italiane prendano esempio dalle misure efficaci attuate in sempre più città europee. Per ridurre i livelli di NO2 serve introdurre zone a basse emissioni per vietare la circolazione dei veicoli diesel più inquinanti e supportare i cittadini nella transizione verso una mobilità più pulita“.
“La decisione della Commissione ricorda oggi a chi, a ogni livello, deve pianificare e implementare politiche sull’aria, che queste sono imposte a tutela della salute dei cittadini e devono dimostrare la loro efficacia con il rientro nei limiti nel più breve termine possibile. Non basta avere, sulla carta, protocolli, piani, programmi o anche leggi, se il loro livello di ambizione è appena sufficiente a lambire le riduzioni delle concentrazioni che già si verificano naturalmente per effetto del ricambio delle tecnologie.
La Regione Lombardia, per esempio, da oltre 10 anni sa che i livelli emissivi dei veicoli diesel su strada sono, e continuano a essere, ben più alti di quelli indicati dalle case automobilistiche. Eppure ancora oggi, invece che agire in maniera incisiva per ristrutturare e governare la mobilità lombarda, si permette di accusare di indesiderabili fughe in avanti chi, come il Comune di Milano, sta attivando misure coraggiose come Area B” ha dichiarato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria.