La giornata degli oceani da poco celebrata ha lanciato, forte, l’allarme inquinamento da plastica nei mari e negli oceani; ora, un nuovo report del WWF, mette in mostra la causa principale del problema: l’inefficienza nella gestione dei rifiuti plastici da parte di tutti i Paesi del Mediterraneo!
Un problema che non solo mette a serio rischio la biodiversità marina e la nostra salute – le microplastiche infatti si trovano nei pesci che noi consumiamo – ma danneggia irreparabilmente l’ambiente, gli habitat marini e si traduce, in definitiva, anche in una rilevante perdita economica per gli Stati.
Il rapporto WWF sull’inquinamento da plastica nei mari
Inefficienza nella gestione dei rifiuti plastici: la causa principale è l’incapacità diffusa dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo – Italia inclusa – di gestire i rifiuti di plastica e questo si traduce in livelli record di inquinamento nel nostro “oceano” provocando costi enormi all’economia regionale.
Il report del WWF denuncia che, ogni anno, 570mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo – immaginatevi 33.800 bottigliette di plastica gettate in acqua ogni minuto – l’inquinamento da plastica nei mari continua a crescere e si prevede che entro il 2050 nel Mediterraneo sarà quadruplicato!
Il report Fermiamo l’inquinamento da plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare fa emergere a tutti i livelli i principali fallimenti e le responsabilità dei produttori, delle autorità pubbliche e dei consumatori, tali da rendere il sistema di gestione della plastica altamente inefficiente, costoso e inquinante.
Nel report il WWF definisce un piano di azioni politiche e iniziative che l’area mediterranea e i singoli Paesi devono sviluppare per raggiungere un’economia sostenibile e circolare che riduca a zero la produzione di rifiuti dal sistema di gestione della plastica.
Inquinamento da plastica: la situazione in Italia
L’Italia subisce gli impatti pesanti dovuti all’inquinamento da plastica avendo la maggiore estensione costiera nel Mediterraneo, ma al tempo stesso contribuisce all’inquinamento essendo il maggiore produttore di manufatti di plastica della regione e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici.
Il nostro Paese infatti ogni anno riversa nell’ambiente 500mila tonnellate di rifiuti plastici e produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui l’80% proviene dall’industria degli imballaggi.
Il turismo allo stesso modo è parte del problema e ne è parte lesa: il flusso turistico incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici nei mesi estivi ma spiagge e mare sporco allontanano i turisti.
Le attività che si svolgono lungo le coste sono responsabili della metà della plastica riversata in mare. Ogni giorno, su ogni chilometro di costa si accumulano in media oltre 5 kg di plastica che è dispersa nel mare.
L’effetto negativo della plastica in natura colpisce tutta la Blue Economy: quella italiana è la terza più grande d’Europa ma l’inquinamento, secondo il report WWF, le fa perdere circa 67 milioni di euro l’anno.
I settori più colpiti sono proprio il turismo (30,3 milioni di euro) ma anche la pesca (8,7 milioni di euro), il commercio marittimo (28,4 milioni di euro) e bonifiche e pulizia (16,6 milioni di euro).
La presidente del WWF Italia Donatella Bianchi ha commentato: “Il meccanismo di gestione della plastica è decisamente guasto: i paesi del Mediterraneo ancora non riescono a raccogliere tutti i propri rifiuti e sono lontani dal trattarli con una modalità efficiente di economia circolare. Il cortocircuito sta nel fatto che mentre il costo della plastica è estremamente basso mentre quello di gestione dei rifiuti e dell’inquinamento ricade quasi totalmente sulla collettività e sulla natura.
Dall’altro lato, perché facciano passi in avanti, il sistema di riciclo dei rifiuti plastici è ancora troppo costoso. Tutti i Paesi dovrebbero rivedere la catena del ciclo di vita della plastica, ridurre drasticamente la produzione e il consumo di plastica e investire seriamente in sistemi innovativi di riciclo e riutilizzo, in cui la plastica non venga sprecata. L’unica rotta possibile per contrastare con efficacia l’inquinamento da plastica dal Mediterraneo è questa“.