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Parchi in Lombardia che ne facciamo?

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parchi in lombardia
Area fluviale nel Parco del Mincio

I parchi in Lombardia come occasione di sviluppo territoriale, strumenti di conservazione e servizio per i cittadini.

Oggi più che mai parchi e aree protette stanno lavorando per creare una nuova immagine di sé, non più solo come argine alla speculazione edilizia, ma anche come occasione di crescita per i territori.

Se n’è parlato all’incontro Forum Parchi, promosso da Legambiente Lombardia, durante il quale diversi attori provenienti dal mondo dei parchi e dell’agricoltura si sono confrontati sui temi dei rapporti tra parchi e urbanizzato, tra agricoltura e aree naturali protette.

La Regione Lombardia se ne fa un vanto per capacità di ettari e la legge, la regionale n.28/2016, unica regionale in tutta Italia, dimostra una certa attenzione.

Ma c’è chi dice che ci sarebbe da fare molto di più: “Questa legge” spiega Marzio Marzorati, vicepresidente e responsabile Aree Protette di Legambiente Lombardia “ha lasciato i parchi in Lombardia liberi di aderire o meno al processo di riorganizzazione. Questo vulnus ha lasciato gli Enti preposti senza un orientamento e una guida politica ed è evidentemente venuto meno il compito di pianificazione del territorio che spetterebbe alla Regione, nell’ottica di una strategia di lungo termine che metta la tutela dell’ambiente naturale e dell’agricoltura di qualità al centro dello sviluppo locale“.

Partendo dalla percezione che si ha del sistema parchi dall’esterno, emerge immediatamente una sfida quanto mai attuale: “Mi dicono che, da quando non si costruisce più, c’è la crisi” sostiene Oscar Locatelli, presidente del Parco dei Colli di Bergamo “ma l’idea che deve passare è che parco significhi sviluppo e benessere, non regole e limiti“.

In effetti, la legge regionale n.28/2016 punta a riorganizzare il sistema delle aree protette e dei parchi e in Lombardia: una riduzione del numero dei soggetti gestori dei parchi, una razionalizzazione degli strumenti di gestione e una forte spinta verso un’ottica di connessioni ecologiche, in aiuto alla realizzazione della Rete Ecologica Regionale della Lombardia (inserita con lungimiranza tra le grandi opere lombarde, ma la cui attuazione appare sempre un po’ difficile).

Si tratta di una vera e propria unificazione di aree con differenti vocazioni, di differenti governance territoriali e di differenti competenze che si pone come un compito arduo ma necessario. La grande complessità che il sistema parchi ha raggiunto per il sovrapporsi di differenti tipologie di aree e modelli di governance rappresenta uno dei principali ostacoli alla razionalizzazione imposta dalla legge.

Ma, oltre alle difficoltà, ci sono anche delle opportunità: raggiungere migliori sinergie, imparare una gestione diversificata delle aree protette e uno scambio sempre più fitto di competenze.

Lampante è l’esempio dei parchi della cintura metropolitana di Milano: “Il Parco Agricolo Sud” spiega il direttore Michela Palestravede la partecipazione di più di 60 tra Comuni, Enti e associazioni ambientaliste: lavoriamo da tempo al raggiungimento una continuità con il Parco Nord e con altre aree della cintura milanese. È una grande sfida perché si tratta di sistemi di governance complessi, ma non è la diversità che deve preoccuparci, quanto il riuscire a valorizzarla in ogni sua forma“.

Qui, emergere forte il tema dell’agricoltura che caratterizza fortemente tutta l’area metropolitana milanese andando a bilanciarsi con interessi conservazionistici dei parchi ma anche a contribuire positivamente al loro operato: “L’agricoltura può fare molto per l’ambiente” sostiene Antonio Boselli, Presidente di Confagricoltura Lombardia “molte pratiche dell’agricoltura conservativa possono essere di grande importanza per affrontare i cambiamenti climatici“.

Al netto di tutto, resta comunque critica la posizione di Legambiente Lombardia, che vede nella legge n.28/2016 un’occasione persa e fonte di ulteriore confusione, per via di alcune lacune fondamentali che si spera vengano colmate al più presto.

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