Nel nostro Paese se ne contano oltre 10mila. Il fenomeno delle startup innovative ha saputo conquistare il mercato e produrre progetti così solidi da indurre il Fisco a premiare questa forma di imprenditoria, nata nel 2012, agevolandone vieppiù gli spazi di intervento.
A patto di possedere in partenza i requisiti illustrati nella tabella 1 e di mantenerli negli anni, la startup che sviluppa, produce o commercializza prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico può iscriversi in una sezione speciale del registro delle imprese beneficiando di appetibili sconti fiscali e contributivi non pagando, per esempio, né diritti di segreteria, né imposte di bollo al momento della costituzione, che può avvenire perfino senza notaio, né i diritti annuali alla Camera di Commercio.
Per queste giovani società di capitali in attività da non più di 5 anni sono semplificati gli adempimenti pubblicitari e informativi, richiedendosi l’aggiornamento o la conferma del possesso dei requisiti di impresa startup innovativa soltanto una volta all’anno sulla piattaforma informatica startup.registroimprese.it.
Le agevolazioni fiscali valgono non solo per chi fonda la startup e la esercita ma anche per i terzi che decidono di investire i propri soldi. Prende il nome di business angel il mecenate che la finanzia con almeno 40mila euro in tre anni apportando al suo sviluppo non soltanto il capitale ma anche la propria esperienza, i contatti e le conoscenze.
Diversi sono i canali di raccolta dei fondi: il crowdfunding, ovvero la raccolta dei capitali sul mercato, e il corporate venture capital, vale a dire l’investimento in forma diretta di una società.
Gli incubatori certificati e gli acceleratori agiscono poi da enzimi aiutando le imprese a trasformare un’idea in una realtà produttiva oppure ad accelerarne lo sviluppo (per fare un esempio, PoliHub del Politecnico di Milano). Da tenere d’occhio i bandi regionali, sempre più ricchi, che arrivano a finanziare il 50-70 % degli investimenti ammissibili.
Le startup innovative hanno la possibilità di emettere strumenti finanziari e di remunerarli (si pensi alle stock option), di raccogliere capitali di rischio attraverso portali online, di riportare a nuovo le perdite di esercizio rinviando la decisione di ricapitalizzare e di godere del credito di imposta per ricerca e sviluppo (in compensazione, minimo 25% e fino a 10 milioni di euro).
Non ultimo, in caso di crisi, le startup innovative sono svincolate dalle severe regole che presiedono al fallimento e alle procedure concorsuali.
Investire in startup innovative è fiscalmente incoraggiante sia per le persone fisiche, che possono contare sulle detrazioni dell’imposta da pagare (vale a dire l’Irpef), sia per le società e i soggetti che hanno un reddito d’impresa, i quali possono dedurre dal reddito imponibile una percentuale della somma così immobilizzata per almeno tre anni nel capitale della giovane impresa.
Le aliquote sia delle detrazioni che delle deduzioni sono aumentate negli anni favorendo, in particolare, le startup in ambito energetico (detrazioni fino al 30% e deduzioni fino a 1 milione 800mila euro), con risparmi d’imposta ancora più elevati se l’investimento copre il 100% del capitale sociale della giovane impresa.
In deroga al principio secondo cui le detrazioni vanno fruite nel periodo d’imposta di riferimento, quelle riferite alle startup innovative godono del privilegio di potere essere riportate più avanti fino ai tre successivi periodi d’imposta, tutte le volte che non trovano capienza.
È fiscalmente conveniente utilizzare prima le altre detrazioni di carattere generale, che si esauriscono nel periodo d’imposta in corso, e solo dopo fare uso di queste riportabili.
I soggetti Ires, quali società di capitali, cooperative, enti commerciali, e non, pubblici e privati, consorzi, imprese individuali, società di persone, se hanno optato per il regime di trasparenza fiscale (come possono fare, per esempio, le s.r.l. a ristretta base proprietaria), possono trasferire a ciascun socio, in proporzione alla quota di partecipazione agli utili, l’eccedenza della deduzione rispetto al reddito dichiarato (100% di deduzione).
Fondamentale per queste società, delle quali, in Italia, solo 3-4 all’anno possono ambire a capitalizzazioni superiori a 80 milioni di euro (fonte: Il Sole 24 Ore), incontrare potenziali finanziatori: anche la televisione fa la sua parte nel promuovere l’incontro tra chi cerca finanziamenti e chi ha denaro da investire (un esempio, il talent tv sulle startup B-Heroes). La raccolta dello scorso anno aveva superato i 133 milioni di euro.
Per chi volesse approfondire l’argomento questi sono i riferimenti di norme e di prassi: D.L. 179/2012 (art. 25, comma 2); legge 145/2018 (art. 1, commi da 70 a 72; da 217 a 220); D.Lgs. 58/1998 Testo unico della finanza (lett. m-undecies.1, art. 1, comma 1); D.P.R. 917/1986 Tuir (art. 116); C.M. 10.4.2019, n. 3718.
articolo realizzato da Cinzia Pisciotta