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L’industria italiana deve puntare sull’efficienza energetica

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Se parliamo di investimenti una certezza c’è: l’industria italiana deve continuare a migliorare in efficienza energetica

L’idea è quella che i soldi spesi in questo settore portino ancora risparmi e benefici e in tema di green deal anche l’opportunità di evitare prossime gabelle.

Sarà anche per questo che una recente indagine curata dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano prevede che nel 2021 gli investimenti in quest’area possano raggiungere dai circa 22 ai 28 miliardi di euro (nel 2018 è stato di 7,1 miliardi di euro).

La cosa piace agli operatori che la prossima primavera (dal 17 a 20 marzo in fiera a Rho) torneranno a esporre alla a Expocomfort. Per questo motivo anche questa edizione si presta a essere ricca di proposte.

Tra le aree merceologiche a maggior bisogno spicca l’industria alimentare (56.000 aziende presenti nel nostro Paese, oltre alle 2mila che operano nel settore bevande).

Secondo la ricerca dell’Energy&Strategy Group lavorare e conservare carne, latte e formaggi significa avere a che fare con consumi energetici che si dividono quasi equamente tra processo e altri servizi.

In questo settore la quota riservata agli investimenti vede l’89% destinato a servizi ausiliari e generali e solo l’11% al processo produttivo, dato che si riscontra anche per gli investimenti in tecnologie digitali, che si concentrano sulla gestione dei singoli macchinari e non dei processi.

Per il comparto chimico, che conta circa 5.000 imprese nel nostro Paese, i consumi energetici si dividono quasi equamente tra processo e altri servizi; nonostante ciò, la quota di investimenti sul processo, vale più di un terzo degli investimenti totali.

Gli investimenti digitali si concentrano, anche in questo settore industriale, sul singolo macchinario pur essendo questo comparto fra quelli con la maggior propensione all’adozione di sistemi Erp, adottati da ben 57% delle imprese.

Dall’analisi emerge anche come la sostituzione di motori elettrici o inverter risulti quella con dei tempi di ritorno maggiori, principalmente dovuti a un minor consumo di energia elettrica.

Non è da prendere sottogamba neppure il settore delle lavanderie industriali che con circa 780 imprese in Italia è caratterizzato da consumi di energia termica nettamente superiori a quelli di energia elettrica.

Il settore vede la concentrazione degli interventi nell’illuminazione, anche in assenza di incentivi, che richiedono bassi costi di investimento mentre il solare termico rimane un tipo di soluzione non particolarmente attrattiva specialmente in assenza di forme di incentivazione.

La stessa approvazione del Conto Termico 2.0, per quanto garantisca un rimborso del 65% sull’investimento effettuato” fa notare la ricerca del Politecniconon ha, però risollevato un mercato in continua flessione“.

Per quanto concerne le strutture sanitarie, nel nostro Paese ci sono 1.200 istituti di cura, di cui 52% di strutture pubbliche e 48% private, suddivisi in aziende ospedaliere, ospedali a gestione diretta e case di cura.

Le strutture sanitarie sono tipicamente fortemente energivore e caratterizzate da un elevato fabbisogno di energia, soprattutto termica, e da un’ampia differenziazione negli usi finali.

Gli interventi di efficienza energetica che possono essere realizzati variano a seconda dell’epoca di costruzione della struttura e dei vincoli normativi e sicurezza ma si concentrano principalmente nei servizi generali, come illuminazione, condizionamento e riscaldamento.

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