La conformazione orografica della Pianura Padana è causa dell’alto livello di inquinamento che nei mesi invernali affligge il Nord Italia
I fattori orografici e meteorologici contribuiscono in modo significativo alle elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici che fanno della Pianura Padana una delle zone più inquinante d’Europa, nonostante le emissioni siano paragonabili, in realtà, a quelle di altre aree sviluppate.
Il motivo è la conformazione orografica: il catino padano è circondato dalla catena montuosa alpina che influenza il regime dei venti, la cui intensità risulta generalmente molto debole.
Un altro importante fattore è l’elevata frequenza di situazioni meteorologiche caratterizzate da stabilità atmosferica. Queste condizioni, tipiche del semestre invernale in caso di alta pressione, hanno origine dal fenomeno meteorologico dell’inversione termica.
In pratica in atmosfera la temperatura non diminuisce salendo di quota, come ci si aspetterebbe. Di fatto, a un’altezza di 800/1.000 metri si riscontra una temperatura più alta di quella dello strato inferiore.
Si modifica così la circolazione locale dell’aria, in particolare i moti verticali: l’aria più fredda dei bassi strati, essendo più densa e più pesante, non può sollevarsi verticalmente oltre la quota dell’inversione e resta intrappolata nei bassi strati.
Si viene a creare, quindi, un vero e proprio tappo che impedisce il ricambio d’aria, con un accumulo degli inquinanti in prossimità del suolo, dove la loro concentrazione, giorno dopo giorno, non potrà che aumentare.
Da una parte le emissioni del bacino tendono quindi al ristagno, dall’altra gli inquinanti si diffondono e rimescolano all’interno del catino e al di sotto della quota di inversione termica, anche con flussi orizzontali.
In effetti, quando si valuta la concentrazione di inquinanti quali il particolato atmosferico, ci si rende conto di come i valori siano spesso omogenei nel bacino e non concentrati intorno alle sorgenti inquinanti.
Solo in prossimità dei rilievi le condizioni cambiano, poiché in genere la ventosità aumenta e le condizioni sono più favorevoli alla dispersione.
L’aria che respiriamo riduce l’aspettativa di vita mediamente di 1,8 anni (Fonte: AQLI, University of Chicago). La causa è l’inquinamento.
Nel Nord Italia i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente confermano una situazione particolarmente critica: il nostro Paese è al primo posto in Europa per morti da biossido di azoto (20.500 vittime) e da ozono (3.200) e al secondo posto – fa peggio solo la Germania – per i decessi causati dall’inquinamento da Pm2.5 (60.600) (fonte: Rapporto Qualità dell’aria in Europa).
a cura di Serena Giacomin