Quanti danni può fare una gelata primaverile? Gli agricoltori lo sanno: si tratta di un evento che può essere violento, improvviso e anche molto circoscritto a livello geografico.
Tutto può avvenire in una notte: la gelata primaverile arriva e il raccolto in fieri è compromesso.
Fenomeni sempre più frequenti, anche fuori dalle classiche stagioni. Effetti neanche troppo collaterali della crisi climatica in atto.
Tutto ciò fa pensare che prevedere un evento di gelata primaverile con alcune settimane di anticipo può permettere di adottare le giuste precauzioni e adattare anche il business plan di raccolta e vendita.
Per fortuna, o meglio per capacità tecnico scientifico, un paper appena pubblicato può mettere sulla strada giusta: si tratta di Multi-model subseasonal forecasts of spring cold spells: potential value for the hazelnut agribusiness (Materia et al. 2020), appena pubblicato sulla rivista Weather and Forecasting, è il risultato di una ricerca sul tema guidata dalla Fondazione Cmcc. Tra gli autori spicca l’italiano Stefano Materia.
Il paper propone una case study legata alla produzione delle nocciole che fa riferimento alla fascia del Nord della Turchia, quella che si affaccia sul Mar Nero, dove si concentra circa il 70% della produzione di nocciole a livello globale.
“Oggi abbiamo a disposizione dei dati – spiega appunto Materia – che consentono di effettuare previsioni sub-stagionali su una scala temporale un po’ più lunga di quella del meteo (che ha un orizzonte temporale di soli 10 giorni), anche se non tanto lontana dall’evento quanto quella delle previsioni stagionali. Riusciamo a fare previsioni fino alle 5-6 settimane di anticipo“.
È tutta questione di dataset e di storicità degli eventi. L’analisi, oltre a studiare – grazie a un approccio multi-modello – l’affidabilità delle previsioni sub-stagionali per individuare una gelata primaverile con qualche anticipo, ne calcola il valore economico potenziale per le aziende che si occupano di agribusiness.