Recupero dei pasti dalle mense aziendali, ma anche una migliore gestione della produzione agricola. Buone pratiche da prendere in considerazione
Anche le mense aziendali sono grosse portatrici di spreco alimentare. Ne è ben consapevole una realtà come Last Minute Market/Swg – società spin off dell’Università di Bologna che promuove la lotta allo spreco e la sostenibilità ambientale e affianca le aziende anche per il recupero di eccedenze.
Come è avvenuto con il Gruppo Hera che dal 2009 porta avanti il progetto CiboAmico. Nelle 5 mense della multiutility coinvolte (Bologna, Granarolo dell’Emilia, Imola, Rimini e Ferrara) vengono recuperati i pasti preparati, ma non consumati.
Il cibo viene così donato a enti no profit del territorio (Fraternità Opera di Padre Marella (Opm), Associazione Papa Giovanni XXIII (Apg23) a Rimini e Associazione Viale K di Ferrara) che danno ospitalità e assistono quotidianamente persone in difficoltà.
Facendo qualche calcolo in 11 anni sono stati donati complessivamente più di 100.000 pasti, per un valore economico di oltre 400.000 euro.
L’operazione ha anche una ricaduta ambientale: Last Minute Market/Swg valuta infatti che siano state evitate la produzione di quasi 50 tonnellate di rifiuti (corrispondenti a un centinaio di cassonetti) e l’emissione di quasi 200 tonnellate di CO2.
Inoltre, si è scongiurato lo spreco di acqua, energia e consumo di terreno che sono stati necessari a confezionare quei pasti.
Un altro comparto attento al tema è quello delle imprese agricole: l’Italia, purtroppo resta al 13simo posto in Europa per quantità di cibo edibile che si perde lungo la filiera agroalimentare.
Per questo è fondamentale – sostiene una realtà come Cia, Agricoltori italiani – recuperare efficienza nell’utilizzo delle risorse e dare nuovo impulso contro lo spreco alimentare fissato dalla legge nazionale anti-spreco 166/2016, che punta a recuperare un milione di tonnellate di cibo l’anno per donarle a chi ne ha bisogno.