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Canapa industriale: mettiamo in sicurezza l’estrazione del cannabidiolo

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canapa industriale
foto di Sharon McCutcheon (Pexels)

Canapa industriale: dopo un recente incontro organizzato da Federcanapa presso la Camera alcuni deputati hanno promesso il loro appoggio. e intanto parte una nuova raccolta firme

Una nuova raccolta firme per una proposta di legge in tema di canapa è partita. Si deve a Riccardo Magi, parlamentare di +Europa, la sua promozione. Cannabis a parte, sta succedendo che anche il comparto della canapa industriale italiano sia sempre più a rischio.

Tanto che Federcanapa ha chiesto e ottenuto un incontro con i Parlamentari. “Un Paese con un’economia stagnante – è la denuncia di Beppe Croce, presidente di Federcanapasi sta permettendo di gettare al vento un comparto verde per colpa di una legislazione incompleta, di inerzie ministeriali e di ignoranza alimentata da certi politici secondo i quali canapa=droga“.

Le proposte da parte di Federcanapa non mancano. E anche questa volta sono state presentati una serie di progetti per integrare le leggi attuali. “Ma prima di tutto si faccia almeno una circolare urgente – chiede Federcanapaper mettere in sicurezza gli investimenti delle imprese sull’estrazione del cannabidiolo“.

Investimenti che in realtà in Italia non mancano: importanti gruppi industriali sono intervenuti all’incontro organizzato nella Sala del Refettorio della Camera: dalla farmaceutica con Indena, Inalco, Toscana Life Sciences alla costruzioni con Mapei e Unibloc e all’abbigliamento con Ferragamo.

Ma in diretta Facebook c’erano anche tanti giovani che su questo settore sta puntando. Salvo, poi dover cambiare in corsa piani di azione e business plan perché non ci sono regole chiare. La stessa cosa insomma tocca grandi e piccoli. Tutta la filiera.

Non è possibile per un’impresa lavorare senza regole chiare” va dicendo da tempo il ceo di Canapar Srl Sergio Martines che giusto lo scorso anno ha iniziato a investire in Sicilia. Tanto vale quindi testare anche altri terreni e produzioni: come quelli che offre la Bulgaria.

E c’è proprio chi abbandona l’Italia e va in Canada: sono i giovani esperti di Canaparoma, che in questi anni hanno sviluppato genetiche di notevole interesse per i settori della cosmesi e della farmaceutica, stufi degli intralci burocratici del nostro Paese (provatevi a ottenere in Italia la registrazione di nuove varietà).

Il gruppo Inalco, il primo in Italia a estrarre il Cbd, “è bloccato – si legge da un comunicato stampa rilasciato da FederCanapada un’assurda imposizione ministeriale che gli impedisce di introdurre infiorescenze di canapa nei suoi stabilimenti, in quanto i fiori sono droga e il Ministero della Salute continua a rinviare l’autorizzazione all’azienda. In realtà il Cbd – precisa la federazione – di effetto drogante non ne ha alcuno e, in compenso, ha proprietà salutistiche e terapeutiche che in pochi anni hanno determinato il suo grande exploit sul mercato mondiale (oltre 2 miliardi di dollari previsti nel 2020)“.

L’inerzia totale di alcuni apparati del Ministero è stata denunciata anche dalla parlamentare del Pd Giuditta Pini.

L’unica certezza per ora è la creazione rapida di un Tavolo di Lavoro al Mipaaf sulla canapa industriale e un prossimo intervento sul Collegato Agricolo, annunciato all’incontro di Federcanapa dal sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe l’Abbate.

Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera, e il senatore Francesco Mollame hanno promesso nuovi emendamenti mirati per tentare di sbloccare la situazione.

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