Li-Cycle, una società canadese che opera nel settore del riciclo dei metalli dalle batterie esauste ha annunciato di aver consegnato il primo carico di materiali frutto del suo processo di recupero, un sistema misto (meccanico ed elettrochimico) che può arrivare a recuperare tra l’80% e il 100% dei metalli contenuti nelle batterie come Litio, Cobalto, Nickel, Rame e Manganese.
Il processo funziona con qualsiasi chimica anodica e catodica della famiglia delle batterie Li-Ion senza necessità di suddividerle per variante e non presenta alcun rischio di thermal runaway (incendio) durante la fase di processamento.
Inoltre il processo è caratterizzato da un’altissima sostenibilità intrinseca: nessuno scarto solido, consuma pochissima acqua e non emette gas o altri inquinanti nell’atmosfera.
Soddisfatto Ajay Kochhar, amministratore delegato di Li-Cycle, per il quale “questa prima consegna è una pietra miliare importantissima per la nostra società, e ci incoraggia nel perseguimento della nostra missione, che è di offrire soluzioni sostenibili e tecnologicamente innovative per risolvere il problema della fine della vita delle batterie Li-Ion“.
Una affidabile fonte industriale secondaria per queste materie prime è di vitale importanza, anche per ridurne il bisogno di estrazione primaria, attività da cui deriva gran parte dell’impatto ambientale della produzione delle batterie per autotrazione.
La giovane società canadese che attualmente opera in un impianto di riciclo in Canada, ha già individuato una appropriata posizione per un impianto negli Stati Uniti dove inizialmente prevede di impiegare un minimo di 23 persone ed è alla ricerca di opportunità di partnership internazionale.
Riciclo dei metalli nelle batterie esauste in Europa
In Europa esistono tre impianti (Francia, Belgio e Germania) in grado di separare i singoli elementi della cosiddetta Black Mass per sottoporli a un trattamento pirometallurgico che ne permette il riutilizzo, mentre in Italia c’è soltanto un impianto di disassemblaggio delle batterie esauste.
“Il riutilizzo dei metalli rari contenuti nelle batterie esauste – spiega Luigi De Rocchi, responsabile Divisione Studi e Ricerche del Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo (Cobat) – è ampiamente praticato. A fine processo cobalto e nichel possono essere riutilizzati. Non il litio e il manganese che costituiscono circa il 5% dell’intera massa di una batteria“.
Ma anche in questo caso il problema non è tecnico, ma legato al costo del processo. “Oggi – spiega infatti De Rocchi – il recupero totale dei metalli di una batteria costa fra i 4 e i 6mila euro a tonnellata“.
Finora solo Cina e Corea disponevano di impianti capaci di recuperare anche litio e manganese… adesso con l’impianto di Li-Cycle le possibilità di recupero aumentano a tutto vantaggio della mobilità elettrica, delle risorse riciclate e dell’ambiente.
con il contributo della redazione