Il suo film preferito? Oltre il giardino. La storia – scritta di suo pugno – di Stefano Pagano che ha sempre amato i fiori, tanto da farne poi una professione
Sin da bambino passavo molto tempo all’aria aperta e mi divertito a raccogliere rametti, bacche e foglie in giardino; andavo alla ricerca dei ciottoli più strani che sistemavo poi con dovizia di particolari attorno ai cespugli fioriti, così quasi a ornarli.
All’età di 14 anni ho ricevuto in regalo il mio primo libro sul giardinaggio (che tutt’ora conservo), così a un certo punto ho pensato che potevo fare di questa passione personale, il mio lavoro futuro di tutti i giorni.
È cominciato proprio così: fantasticavo sulle pagine di quel manualetto, preparavo esperimenti in campo botanico/agronomici e ne annotavo i risultati – racconta Stefano Pagano raccontandosi.
Un buon giardiniere è soprattutto un acuto osservatore, ma per riuscire bene non basta essere creativi… è prezioso conoscere le caratteristiche chimiche-fisiche dei terreni, le malattie delle piante, ma anche saper scegliere quelle che meglio si adattano a quel determinato luogo e ci vuole un po’ empatia, perché bisogna cercare il più possibile di soddisfare i desideri della committenza.
Intrapresi quindi gli studi tecnici in agraria, poi perfezionati in una laurea in Verde ornamentale e tutela del Paesaggio. Sempre curioso di nuove sfide, da una decina d’anni collaboro con lo Studio Tecnico Paesaggistico, che si occupa di progettazione di parchi, giardini e terrazzi e sono il responsabile della Giardineria, realizzando concretamente i giardini ideati in tutta la provincia reggiana e non solo. I primi mesi sono stati duri, non ero poi così abituato al caldo, freddo e alla pioggia.
Ho piantato, potato, concimato e la soddisfazione di vedere i risultati non aveva paragoni. Oggi mi sento un agronomo che fa il giardiniere metropolitano. Uno che non ha mai smesso di sporcarsi le mani, per intenderci.
Mi sono accorto che la sensibilità e l’amore per il verde sono aumentati, soprattutto chi vive in città non si accontenta del vaso di gerani sulla finestra, ma vuole un progetto dettagliato di come diventerà la sua stanza all’aperto: trasformare pochi metri di balcone in una angolo di campagna bucolico è il sogno più frequente, perché dà la sensazione di un ritorno alla terra.
Cerco quindi, di farli emozionare su come diventerà, ma è facile perché la Natura non smette mai di stupire.
Nella progettazione di uno spazio verde prediligo specie autoctone: sono più resistenti e richiedono meno cure per essere sane e belle. Adoro le siepi miste, cambiano aspetto in ogni stagione, mai monotone, nutrono con i loro fiori e frutti, uccellini, farfalle e insetti impollinatori che tengono lontani i parassiti.
Sfrutto le consociazioni di piante: se coltiviamo una lavanda ai piedi delle rose, la proteggeremo dai pidocchi. Per risparmiare sulla bolletta dell’acqua e ridurre al minimo i lavori di manutenzione, consiglio di pacciamare le aiuole, il tessuto non tessuto, inoltre protegge anche le radici dal gelo e dal solleone.
Ultimamente mi diletto a scrivere articoli sulle riviste e giornali, e tengo anche corsi e conferenze in tv e dal vivo. Ma non c’è giorno che passi, in cui non dedichi del tempo al giardinaggio puro.