Il bilancio consolidato 2019 del Gruppo Cap conferma che le buone pratiche messe in campo da tempo danno sempre risultati positivi. A partire dall’indotto lavorativo che in questo caso genera più 2.500 posti di lavoro e che ha tenuto anche in tempo di Covid-19
“È un bilancio bellissimo, forse il più bel bilancio della storia di Cap” esordisce così Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo Cap, durante la presentazione del bilancio consolidato 2019 tenutasi ieri mattina. Ovviamente via teleconferenza.
Tra una settimana il bilancio, approvato dal consiglio di amministrazione e dal comitato di indirizzo, verrà portato in assemblea a manifesto della risposta del Gruppo alla sfida che si era prefissato: accrescere i propri investimenti.
Staremo a sentire che cosa ne pensano gli stakeholder cui Gruppo Cap è stato molto vicino anche in questo periodo assai difficile a causa del Covid-19.
Ma, intanto, come precisa Alessandro Russo: “Dal 2013, anno antecedente alla fusione, cioè alla nascita dell’attuale Cap, in cui le partecipate sommavano 39 milioni di euro di investimenti, si è innescato un trend crescente che ci ha portato l’anno scorso a raggiungere 90 milioni di euro di investimenti e oggi, per la prima volta nella storia di Gruppo Cap, presentiamo un bilancio il cui risultato di investimenti è 107 milioni. Sfondiamo la soglia dei cento milioni, per me e per tutta l’azienda è motivo di grande orgoglio”.
La quota di investimenti in infrastrutture a servizio del territorio ha raggiunto più precisamente 107,44 milioni di euro, con una crescita del 13% rispetto al 2018 e del 43% rispetto a cinque anni fa, e i ricavi superano i 369 milioni di euro, risultato netto d’esercizio di 32,25 milioni di euro, contro i 31,94 milioni del 2018.
Dei risultati che sono stati possibili anche grazie all’adozione del Piano di Sostenibilità presentato nel 2018, fondato su tre pilastri: sensibilità, resilienza e innovazione.
Certo, l’imprevedibile Covid-19 ha sparpagliato le carte e le mosse future. Per il quinquennio 2020-2024 sono stati infatti rivisti sia i costi sia gli investimenti, secondo una logica prudenziale.
Ma la cosa bella è che il sistema, dal punto di vista della gestione delle acque ha tenuto. Tanto che in tema Milano ha battuto anche Parigi, che utilizza un serbatoio di acqua non potabile proveniente dalla Senna per pulire le strade. E in cui sono state trovate tracce di Covid-19.
“Nel territorio di nostra competenza non c’è questa situazione – precisa Alessandro Russo – perché a Milano non si utilizza questo sistema per sanificare le strade che avviene, invece, attraverso i camioncini dell’Amsa che utilizzano un’acqua che non ha rischi di contaminazione”.
Il piano industriale che verrà presentato ai soci prevederà 100 milioni di euro di investimenti in più nei prossimi 5 anni “in cui si andrà a cercare di colmare – precisa Russo – in poco tempo il divario degli investimenti che non verranno fatti nel 2020“.
L’intenzione del Gruppo Cap è di continuare a sostenere la ricerca e lo sviluppo in ambito economia circolare per sostenere i progetti già in essere come la produzione di biometano nei propri impianti al recupero di nutrienti, il riutilizzo di acqua depurata nei cantieri green, o ancora la prevenzione del dissesto idrogeologico.
L’ambizione è quella di contribuire al rilancio economico del territorio e al modo del lavoro (Gruppo Cap genera un indotto di 2.686 posti di lavoro). Lo ha appena fatto sostenendo tutti i Comuni gestiti e gli ospedali pubblici del territorio della Città metropolitana di Milano, stanziando 10 milioni di euro, di cui 1,8 milioni destinati alle strutture ospedaliere pubbliche e 8,2 ai comuni.
Sono poi state adottate delle misure a favore dei fornitori, anticipando pagamenti per 16,7 milioni di euro, fornendo assicurazioni gratuite per le anticipazioni e autorizzando avanzamenti dei lavori anche in deroga ai contratti per 5 milioni di euro.
Ai cittadini e alle imprese sono invece state posticipate le scadenze delle bollette. Inoltre, le procedure di gara sono state semplificate per facilitarne l’accesso attraverso una serie di sgravi burocratici e l’impiego della piattaforma Skype, di droni e della tecnologia 3D.
Questo sistema ha portato a 185 milioni di euro il valore delle gare pubblicate dall’inizio del lockdown. La resilienza adottata come strategia aziendale si è mostrata una valida tattica anche in questo periodo che nessuna pianificazione poteva prevedere.