Finanziamenti per l’economia circolare, in arrivo una nuova boccata di ossigeno che vale 210 milioni di euro, per le imprese e i centri di ricerca che realizzeranno dei progetti di ricerca e di sviluppo per la riconversione dei processi produttivi, in particolare nel settore del manifatturiero
Si tratta delle agevolazioni previste nel decreto legge 34/2019 (il cosiddetto Decreto Crescita), convertito nella legge 58/2019, al quale è giunto il Ministero dello Sviluppo Economico attingendo ai 60 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e ai 150 milioni di euro del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (Fri).
A breve le disposizioni di legge saranno pubblicate nella Gazzetta Ufficiale e sarà così poi possibile conoscere le scadenze per la presentazione delle domande per ottenere i finanziamenti per l’economia circolare. Si tratta di uno stimolo concreto e necessario per le imprese, a seguire in maniera più convinta un percorso di sostenibilità.
L’Environmental Performance Index, cioè l’indice globale di sostenibilità ambientale, posiziona l’Italia al 20° posto, a pari livello della Repubblica Ceca e di Malta. Un risultato quindi di posizionamento mediocre, che deve spronare a fare molto di più in termini di azioni concrete per favorire la sostenibilità ambientale.
Finanziamenti per l’economia circolare, i dettagli
Cosa finanzia la misura? L’obiettivo è di sostenere Pmi e dei centri di ricerca nella realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e sperimentazione di soluzioni innovative e sostenibili, della durata compresa tra i 12 e i 36 mesi.
I progetti dovranno essere realizzati in Italia e prevedere un investimento non inferiore a 500mila euro e non superiore ai 2 milioni di euro.
Fondamentale quindi è la promozione della riconversione delle attività produttive verso un modello di economia circolare in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse abbia una maggiore durata e la produzione di rifiuti sia ridotta al minimo, il rifiuto zero, per favorire la compatibilità ambientale con le innovazioni eco-compatibili.
Saranno premiate le progettazioni e le sperimentazioni di prototipi, di modelli tecnologici integrati finalizzati al rafforzamento dei percorsi di simbiosi industriale, attraverso la definizione di un approccio sistemico alla riduzione, riciclo e riuso degli scarti alimentari, allo sviluppo di sistemi di ciclo integrato delle acque e al riciclo delle materie prime.
L’attenzione sarà rivolta anche ai progetti che sperimenteranno nuovi modelli di packaging intelligente, lo smart packaging, che prevedono anche l’utilizzo di materiali recuperati e sistemi di selezione del materiale multi – leggero, per aumentare le quote di recupero e di riciclo di materiali piccoli e leggeri.
La grande sfida che le imprese italiane dovranno affrontare è rispondere in modo adeguato ed efficace alle complesse dinamiche ambientali e sociali che il passaggio graduale dall’economia lineare all’economia circolare comporta e la riconversione in termini circolari di alcuni processi di produzione richiederà infatti ingenti investimenti.
Il passaggio da un modello di economia lineare a uno circolare è uno dei pilastri che deve guidare la nostra società verso un futuro più sostenibile. E anche l’Italia, che vanta tra le sue imprese delle autentiche eccellenze nel settore dell’economia circolare, sta cercando di indirizzare la barra nella giusta direzione.
Con questi finanziamenti per l’economia circolare si vuole favorire la ricerca, lo sviluppo e la sperimentazione di soluzioni innovative e sostenibili, in maniera tale da rendere concreta una riconversione delle attività produttive verso un modello di economia circolare. Il che significa prodotti più durevoli e concepiti per dare loro una seconda vita attraverso il riuso e il riciclo.
Interventi di questo tipo sono sempre più necessari in Italia, dato che, come si legge nel rapporto nazionale sull’economia circolare 2020, realizzato dal Circular Economy Network (Cen) e dall’Enea, l’Italia è tra le cinque principali economie europee per indice di circolarità economica, ma la transizione verso l’economia circolare, secondo lo stesso rapporto, sembra aver subito un rallentamento, visto che gli occupati nell’economia circolare tra il 2008 e il 2017 sono diminuiti dell’1% anche a causa degli scarsi investimenti destinati all’avanzamento tecnologico.
Quindi interventi di sistema nazionale mirati alla realizzazione di infrastrutture ed impianti, e maggiori investimenti nell’innovazione sono necessari per dare una spinta verso un nuovo modello di economia in grado di fornire maggiori garanzie anche per la mitigazione climatica. Alcuni segnali incoraggianti, per il momento, secondo lo stesso rapporto, si vedono nel settore della bioeconomia che cresce di valore.
In Europa ha fatturato 2.300 miliardi di euro con 18 milioni di occupati nell’anno 2015. In Italia l’insieme delle attività collegate alla bioeconomia registra un fatturato di oltre 312 miliardi di euro e circa 1,9 milioni di persone impiegate.