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Pulcini maschi, una strage che si può evitare

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Foto di Animal Equality

Scartati perché non servono all’industria agroalimentare. Pulcini maschi a un giorno di vita condannati a essere massacrati in modo brutale, come se fossero oggetti. Le associazioni stanno focalizzando l’attenzione su questa pratica disumana e sulla sensibilizzazione delle istituzioni e dell’industria. Le soluzioni ci sono

Animal Equality lancia la campagna Fermiamo la strage dei pulcini maschi per porre fine alla strage di questi animali nell’industria agroalimentare, così come si sono mobilitate altre associazioni fra cui Essere Animali e Lav, Lega Anti Vivisezione.

Ogni anno in Italia vengono uccisi 40 milioni pulcini maschi perché non servono alla produzione delle uova e non sono nemmeno della specie broiler, quella dei polli da allevamento a scopo alimentare.

I pulcini vengono così uccisi appena nati, nelle prime 24 ore di vita, all’interno degli incubatoi, triturati vivi o soffocati in modo brutale, senza tecniche di stordimento, come testimoniato dall’indagine di Animal Equality nelle immagini di Aussie Farms.

Il report pubblicato da Animal Equality analizza questo problema e fornisce le soluzioni attuabili attraverso un’analisi di tutte le tecnologie disponibili al momento. Queste tecnologie infatti permettono di individuare ancora in-ovo il sesso dell’embrione, evitando del tutto la nascita di milioni di pulcini maschi.

Si tratta di un problema riconosciuto a livello internazionale e che anche l’industria sta cercando di affrontare, ma che, a differenza di altri paesi, vede l’Italia ancora molto indietro. In Francia, Carrefour vende già uova prodotte con la tecnologia dell’in-ovo sexing, in Germania il governo ha stanziato 8 milioni di euro per rendere questa tecnologia accessibile e numerosi importanti supermercati si stanno impegnando attivamente per mettere in commercio uova prodotte con questa tecnologia. L’Italia, d’altro canto, non ha ancora messo in moto nulla per risolvere un problema che riguarda circa 40 milioni di pulcini maschi solo nel nostro Paese” dichiara Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality in Italia.

A seguito della ricerca, sono state formulate delle richieste chiare al Governo, perché anche le istituzioni si impegnino a rendere il settore agroalimentare italiano più innovativo e maggiormente attento al rispetto degli animali impiegati all’interno della filiera.

In particolare ci si è rivolti al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, chiedendo di favorire l’introduzione di queste tecnologie nell’industria agroalimentare in Italia; esprimersi pubblicamente a favore dell’introduzione di queste tecnologie nell’industria agroalimentare in Italia; sostenere le aziende e le associazioni di categoria che si dichiarano pubblicamente a favore dell’introduzione di queste tecnologie nell’industria agroalimentare in Italia.

Si tratta di misure urgenti e indispensabili per porre fine a una pratica disumana di cui si può fare a meno con una soluzione economicamente sostenibile.

È solo una questione di volontà, etica e rispetto della condizione degli animali coinvolti nella filiera, oltre che di trasparenza nei confronti dei consumatori.

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