A rischio l’habitat dei cebi barbuti sudamericani a causa della conversione delle aree forestali in terre agricole. A lanciare l’allarme è uno studio condotto dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr in collaborazione con l’Università di Salisbury (Usa).
Le attività umane inarrestabili che ormai da decenni stanno provocando la deforestazione di grandi aree in Sud America, come in altre parti del pianeta, stanno mettendo a rischio l’ambiente, la biodiversità e la sopravvivenza di diverse specie animali. Una perdita immane che è urgente fermare.
Fra le specie a rischio c’è quella dei cebi barbuti che sono primati molto intelligenti come gli scimpazé, ed evolutivamente sono i più vicini alla specie umana. Sono in grado di utilizzare percussori e incudini in pietra per rompere il guscio delle noci di palma o strumenti in legno per aprire molluschi e granchi e queste capacità sono tramandate da generazioni.
Elisabetta Visalberghi, primatologo del Cnr-Istc, spiega: «Queste scimmie imparano ad usare strategicamente strumenti in pietra o legno prendendo parte alla vita del gruppo, da una generazione all’altra. I loro comportamenti sono socialmente trasmessi, vengono acquisiti dai giovani che quotidianamente partecipano alle attività dei membri più esperti del gruppo, ma ci mettono anni e anni per imparare».
In particolare gli studi si sono concentrati sulle popolazioni di cebi che abitano nella Fazenda Boa Vista nel sud di Piauì nel nordest del Brasile e nelle mangrovie del Morro dello Stato del Maranhão, fortemente minacciati dalle attività umane come dichiara Andréa Presotto, biogeografa dell’Università di Salisbury: «Purtroppo, Piauí e Maranhão si trovano in un’area interessata da un piano di espansione agricola iniziato trent’anni fa, che ne sta velocemente riducendo la biodiversità, mettendo a rischio la sopravvivenza di
molte specie animali. Nello studio abbiamo analizzato immagini satellitari di Fazenda Boa Vista: nel 1987 non c’erano terreni agricoli, mentre abbiamo verificato un drastico cambiamento tra il 2000 e il 2017, con un aumento delle aree coltivabili di oltre il 350%.
Proiezioni al 2034 prevedono un’ulteriore diminuzione delle aree umide e rocciose a causa dell’erosione del suolo. A Morro do Boi la situazione non è migliore. Già nel 1987 il 2% dell’area era stata convertita all’agricoltura, ma fra 2000 e 2017 l’agricoltura intensiva è aumentata del 323% e la simulazione indica che nel 2034 metà della foresta di mangrovie sarà convertita e/o degradata».
E’ necessario intervenire tempestivamente per tutelare le popolazioni animali che possiedono conoscenze culturali e il loro habitat, come tra le altre quella di cebi barbuti. Due articoli del 2019 pubblicati sulla rivista Science avevano illustrato esempi della terribile perdita cui stiamo andando incontro. Fra questi sono a rischio i gruppi matriarcali degli elefanti in cui le femmine adulte rappresentano un punto di riferimento con le loro esperienze e conoscenze, così come se si distrugge l’habitat e la possibilità di sopravvivenza in natura degli scimpanzé si perdono
anche i processi di apprendimento sociale e culturale della specie.