Per fortuna di casette per gli insetti se ne vedono in giro sempre più. Semplicemente geniali costruirle come ci insegna Fabio, il Filosoforto
Cosa c’entra l’amore per la storia e la passione per il giardino e la costruzione delle casette per gli insetti? C’entra, c’entra. Lo dimostrano le scelte di Fabio Malusardi, 38 anni, laureato in Scienze storiche.
Se la cosa vi stuzzica continuate a leggere perché a volte nella vita bisogna andare oltre e poi tirare le fila di quello che diventa una vera passione.
Proprio come ha fatto Fabio che durante gli anni dell’università – racconta – il suo amore per i giardini si è mescolato con il suo grande interesse per la storia, per le diverse culture e tradizioni.
“Le letture specifiche, i corsi di giardinaggio, nonché le lezioni di storia dei giardini mi hanno permesso di approfondire poco a poco questo tema vastissimo, tuttavia a volte mi trovavo a disagio di fronte a un approccio eccessivamente scientifico e votato esclusivamente all’estetica del verde o alla produzione dell’orto. Preferivo palare invece con le persone anziane che dopo una vita in campagna sapevano trasmettermi conoscenze e valori con due semplici battute“.
Fin da bambino a Fabio piaceva seguire il nonno nella cura del piccolo orto di casa, nelle passeggiate in campagna e stare all’aria aperta.
“Con mio nonno e mio padre – prosegue – andavamo in campagna a raccogliere il tarassaco, l’erba cipollina, il luppolo selvatico, da noi chiamato in dialetto lombardo urtiis, e i fiori di tiglio“.
Così è nata la sua passione per il verde, per l’agricoltura e il grande affetto che lo lega al territorio – Fabio è di Lodi – e alle sue tradizioni contadine.
“Crescendo – spiega ancora – ho iniziato a sperimentare le prime semine nell’orto, dai fagioli fatti germogliare nel cotone a scuola, alle prime cicorie seminate nelle cassette di legno della frutta. Ho acquistato i primi libri fra cui ricordo con affetto Il Calendario dell’Orticoltore e pian piano ho ereditato la cura del giardino di casa e del piccolo orto“.
Il giardino è per lui un luogo di pace, di osservazione della Natura, di riflessione sul ciclo della vita, forse è questa sensibilità che lo ha spinto verso letture come La rivoluzione del filo di paglia di Fukuoka, fautore dell’agricoltura naturale e poi verso la permacultura.
“Qualche anno fa – prosegue – ho frequentato presso la Scuola di pratiche sostenibili di Cascina Santa Brera a San Giuliano un corso annuale in Progettazione in permacultura. Ho così avuto modo di arricchirmi di una visione più olistica dell’orticoltura e del giardinaggio, dove per la prima volta l’estetica e la produttività passavano in secondo piano a favore di un agire più sostenibile e rispettoso dell’intero ecosistema“.
Spiegare cosa sia la permacultura in due righe – ammette – è difficile e peraltro non esiste neanche a livello teorico una definizione assoluta e condivisa.
“Posso dire che per me è stata uno spunto per agire in modo differente, cercando così di apportare il mio contributo alla sostenibilità ambientale“.
Inizia da qui il suo boicottaggio intransigente verso tutti i prodotti di sintesi, Fabio ora attua tecniche di fertilizzazione naturale del suolo mediante sovescio e scarti vegetali, impiego solo concime animale e presto particolare attenzione al risparmio idrico adottando tecniche di micro-irrigazione e pacciamatura apprese anche durante i soggiorni in Marocco.
Sono i principi che cerca di trasmettere nelle sue pubblicazioni sulla pagina Facebook di Filosoforto con lo scopo di divulgare con un lessico semplice queste conoscenze a un pubblico di neofiti e perché no, anche di bambini.
E poi ci sono le casette per gli insetti
Nei mesi invernali, quando le attività all’aperto si riducono, Fabio costruisce le casette per gli insetti impollinatori. “All’inizio – ammette – era solo un esperimento che mi aveva richiesto un’amica che gestiva un parco per bambini, poi è diventata una vera e propria passione che mi ha permesso di allargare i miei contatti“.
Ci puoi raccontare qualche segreto?
Utilizzo materiali semplici e possibilmente di riciclo – ci svela – come i cunei delle cassette della frutta, le assi di compensato scartate da una vicina falegnameria e poi paglia, canne di bambù, rametti, foglie secche, cocci di vaso, forati di mattone.
L’idea è quella di riprodurre l’ambiente ideali per gli insetti impollinatori o per le coccinelle che sono preziose alleate dell’orto biologico.
La passione per il traforo e soprattutto quella per il modellismo mi hanno aiutato molto, cerco anche qualche spunto in internet, ma la Natura rimane sempre le mia maestra quindi osservo soprattutto in campagna quelli che potrebbero essere gli habitat migliori.
L’esperienza lo diverte benché il guadagno in termini di vendite sia modesto, mi soddisfa comunque aver contribuito a sensibilizzare le persone su un tema legato all’ecosostenibilità.
Le monocolture, l’abuso di insetticidi, l’uso smodato di alcuni fitofarmaci, quindi un forte squilibrio apportato all’ecosistema sono solo alcune delle cause che negli ultimi anni ha provocato una drastica riduzione degli insetti impollinatori.
Purtroppo la moria delle api e degli altri insetti impollinatori è ancora largamente sottovalutata, ma in alcune regioni del mondo già si pratica l’impollinazione artificiale per sopperire a quella entomofila.