Dopo quasi quattro anni di gestazione è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto End of Waste sugli pneumatici fuori uso
Con la pubblicazione delle norme relative allo smaltimento degli pneumatici fuori uso si è fatto un positivo passo per l’industria del riciclo; tuttavia, denuncia Unirigom, l’Unione Nazionale delle Imprese che effettuano la frantumazione e il trattamento degli pneumatici fuori uso (Pfu) e che aderisce a Fise Unicircular, questo comporterà inevitabili difficoltà applicative e oneri a carico delle imprese del settore, da individuare, valutare e affrontare fin dalle prime fasi di implementazione per porre in essere opportune misure e soluzioni.
Il Decreto End of Waste presenta inoltre diverse imprecisioni e alcune limitazioni alla possibilità di generare nuovi prodotti dagli pneumatici dismessi, non sufficientemente motivate né da un punto di vista tecnico, né ambientale.
La principale criticità è oggi legata alla necessaria riorganizzazione delle modalità operative degli impianti e all’incremento dei costi che questi dovranno sostenere per rispettare quanto previsto dal nuovo decreto.
In particolare, la gestione dei lotti, secondo le nuove regole, obbligherà gli impianti alla riorganizzazione delle aree di stoccaggio della cosiddetta gomma vulcanizzata granulare (Gvg) che cessa di essere rifiuto; operazione che potrà implicare anche la riduzione dei quantitativi gestibili.
L’accertamento di conformità alle specifiche del Decreto End of Waste andrà infatti effettuato separatamente e specificamente per ciascun lotto, non superiore a 1.000 tonnellate.
L’associazione evidenzia che questo comporterà maggiori costi complessivi per accertare la conformità del campione di gomma: questo significa che, almeno nel primo anno in cui il campionamento dovrà essere più frequente, tale onere andrà a incidere in modo significativo sui costi complessivi e ciò comprimerà ulteriormente i già ridotti margini di profitto delle imprese produttrici del granulo.
Altro aspetto che sicuramente comporterà la lievitazione dei costi di gestione è l’obbligo per ciascun impianto di dotarsi di un sistema di lavaggio dei rifiuti, idoneo a rimuovere le impurità dalla superficie degli pneumatici.
La formulazione generica di questa previsione potrebbe generare, nelle autorità preposte al rilascio e al controllo delle autorizzazioni, differenti interpretazioni, con conseguenti impatti difformi sul territorio.
Il nuovo regolamento stabilisce inoltre che il prelievo di campioni avvenga solamente su granuli del diametro compreso tra 0,8 e 2,5 mm, non tenendo in conto i prodotti di Gvg aventi diversa classificazione granulometrica (polverini 0-0,8 mm, granulati 1-4 mm).
A tale riguardo, sarebbe stato opportuno fare riferimento alla norma Uni Cen 14243 (in cui è riportata la definizione di granulo e degli altri prodotti di Gvg), anziché a quella Uni 10802, relativa al campionamento dei rifiuti in generale.
Unirigom sottolinea poi che inserire tra le tipologie di Pfu esclusi per la produzione di End of Waste quelli derivanti da stock storici e abbandonati o sotterrati potrebbe precludere l’utilizzo di pneumatici perfettamente utilizzabili per la produzione di Gvg.
Pertanto, se l’esclusione di pneumatici abbandonati a bordo strada o interrati risulta comprensibile, lo è meno quella di Pfu correttamente stoccati e magari abbandonati all’interno di magazzini a seguito di un fallimento o altro evento occorso a chi era tenuto alla loro gestione.
Un ultimo aspetto che merita attenzione riguarda il riduttivo elenco dei possibili utilizzi della gomma rispetto a futuri impieghi non ancora esplorati, ma ammissibili.
In particolare, poi, le indicazioni sull’utilizzo negli strati inferiori di superfici ludico sportive, se interpretate in senso restrittivo, potrebbero precludere numerosi attuali utilizzi di granulo e polverino, riducendo così le percentuali di recupero di materia della gomma.