Tenendo d’occhio i marchi Dop, Igp ed Stg abbiamo ideato un viaggio da Nord a Sud per far conoscere alcuni esempi di eccellenze agroalimentari
È forse dovuto arrivare un virus per farci vedere il mondo in modo più slow e più eco frilendly e per farci scoprire – in molti rimanendo in Italia a fare le vacanze si sono veramente stupiti – che il territorio italiano è ricco di eccellenze agroalimentari, vere prelibatezze culinarie, patrimonio con una sua storia e una sua cultura.
Ma è in realtà così da sempre: molti dei prodotti Made in Italy sono di tale pregio e spiccano per le loro caratteristiche e proprietà che hanno ricevuto dei riconoscimenti che sono un vero e proprio tributo alla loro bontà, il marchio Dop (Denominazione di origine protetta), quello Igp (marchio di indicazione geografica protetta) e quello forse un po’ meno noto Stg (Specialità tradizionale garantita).
Tutti bollini rilasciati dall’Unione europea che protegge la tipicità di alcuni prodotti alimentari e garantisce il primato della sicurezza alimentare mondiale.
Cucina semplice e ricette antiche: questi i tratti distintivi della gastronomia. Le eccellenze agroalimentari italiane sono autentiche espressione del territorio e dell’appassionato lavoro di tanti piccoli artigiani del gusto.
Ogni realtà aziendale dei luoghi di origine, inoltre, è custode di una storia: racconti di famiglie, di tradizioni, di conoscenza e di culture rurali che passano proprio dal cibo.
La tradizione gastronomica italiana è il motore di una filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione.
Un successo ratificato anche da un record delle esportazioni che potrebbe migliorare ancora con una più efficace tutela nei confronti della agropirateria internazionale, utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
Scoprite quindi insieme a noi le eccellenze agroalimentari italiane che hanno da poco ottenuto le certificazioni europee Dop, Igp e Stg.
Una mela al giorno toglie il medico di torno!
Partiamo dal Trentino dove troviamo le mele, il frutto per eccellenza, un’eccellenza che anche l’UE ha riconosciuto come tale. Le mele sono un ottimo frutto, di alta qualità, tale per cui, le Mele del Trentino in particolare, hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale Igp, coltivato esclusivamente nella Provincia autonoma di Trento.
Secondo i dati di Confagricoltura, la meli-coltura di alta qualità riconosciuta, in particolare nel solo Trentino (con attivi i consorzi Melinda e La Trentina) garantisce il 20% della produzione nazionale di mele, con oltre 400mila tonnellate di prodotto.
L’Igp è un riconoscimento importante per promuovere il prodotto e anche il territorio. Porta infatti un ulteriore lustro al Trentino, a tutela dell’autenticità di un pregiato e conosciuto prodotto.
Nonostante la concezione di una produzione intensiva (ma si sta lavorando anche su questi aspetti), c’è un tentativo di ritorno alla produzione delle mele di una volta. Resistono infatti le produzioni di varietà antiche, attente alla biodiversità.
All’inizio del ‘900 addirittura lo scrittore Tolstoj salì proprio in quei territori per prendere alcune antiche varietà di melo per arricchire il suo giardino in Russia. E ancora oggi, questa zona resiste all’avanzata inesorabile della frutticoltura intensiva, che tende essere in continua espansione.
La produzione delle mele riconosciute Igp, sono il risultato di tanti sforzi e fatiche dei coltivatori locali che propongono un prodotto sano e certificato come tale.
Il territorio di coltivazione della Mela del Trentino è particolarmente adatto a questa produzione grazie alle sue caratteristiche morfologiche, con alti valori di magnesio, che conferiscono ai frutti elevate qualità organolettiche.
Possono così promuovere un tipo di agricoltura che sia sostenibile da un punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale.
È necessario sostenere le aziende agricole e, la certificazione Igp, sicuramente li aiuta in questo, così da favorire la coltivazione in maniera biologica estensiva, in modo da non deturpare anche esteticamente l’ambiente, compatibilmente con il turismo che è una delle principali attività economiche del territorio.
La monocoltura di mele rappresenta anche un enorme indotto economico e garantisce lavoro alla popolazione locale ma anche ai cittadini stranieri.
Più del 70% delle assunzioni stagionali in agricoltura, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Agenzia del lavoro della Provincia di Trento, è costituita da lavoratori stranieri, per contratti che vanno da un mese a un mese e mezzo, per la raccolta di mele, uva e altra frutta. La maggior parte provengono dall’est Europa, oltre il 40% dalla Romania.
La storia di un territorio gustando l’amatriciana
Scendendo lungo lo stivale e arrivando in Lazio si può gustare la vera, tradizionale amatriciana che ha ottenuto la certificazione europea Stg (Specialità Tradizionale Garantita).
L’origine storica garantita e tutelata dall’Stg, dipende anche dagli ingredienti usati e dal metodo di preparazione originari dei territori dei Monti della Laga, a contrastare così le tante imitazioni e falsi in giro per il mondo.
100% Made in Italy, con il grano per la pasta, la polpa di pomodoro, l’olio extravergine di oliva, il vino bianco, il sale e il guanciale del tipo Amatriciano, stagionato almeno 90 giorni dalla salatura, ottenuto da maiali allevati in Italia e il pecorino Romano Dop.
Si tratta quindi di una ricetta tradizionale fortemente legata al territorio di produzione, in considerazione degli ingredienti impiegati, del metodo di preparazione e delle peculiari caratteristiche socio-economiche del comprensorio dei Monti della Laga.
Luoghi di incantata bellezza, in grado di esprimere il forte appeal di un territorio dove acqua e terra convivono in armonia, custodiscono ecosistemi, paesaggi, flora e fauna straordinari: il terreno, le alte quote, le rocce, le numerose specie di animali e di piante, le foreste, le profondi valli, la ricchezza di acque superficiali che esprimono una parte di natura incontaminata, quasi magica!
Verde, boscoso e ricco d’acqua: è l’identikit del paesaggio dei Monti della Laga. Le altitudini e le favorevoli condizioni climatiche rendono questa zona sospesa tra maestose montagne, laghi incastonati tra le valli, fiumi e cascate spettacolari un habitat molto fertile per una straordinaria biodiversità agricola e alimentare.
Della bontà del pecorino calabrese se ne parla dal ‘500…
Da secoli se parla, fonti bibliografiche antiche, risalenti tra il ‘500 e il ‘700 come il De antiquitate et situ Calabriae, dell’umanista e storico vibonese Gabriele Barrio e il Saggio per l’economia campestre per la Calabria, dell’economista e filosofo reggino Domenico Grimaldi da Seminara, ne declamavano il gusto e il suo stretto legame con il territorio di produzione.
Ma da luglio 2020 è ufficiale, il Pecorino del Monte Poro è inserito nel registro europeo dei Dop Originario della Calabria, precisamente ed esclusivamente del territorio di alcuni comuni della provincia di Vibo Valentia, appartenenti al comprensorio del Monte Poro: Joppolo, Spilinga, Zungri, Rombiolo, Nicotera, Limbadi, Zaccanapoli, Drapia, Filandari, Briatico, Ricadi, Maierato, Mileto, San Calogero, Parghelia, Pizzo Calabro, Stefanaconi, Filogaso, Tropea, San Costantino Calabro, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Vibo Valentia, Zambrone, Cessaniti, Ionadi e Francica.
Si tratta di un formaggio di latte di pecora calabrese, ottenuto dalla lavorazione del latte crudo e intero di pecora, il cui sapore, rappresenta molto bene il legame con il territorio di origine, forte e intenso. Provare per credere!
Nel territorio di produzione, situato tra il golfo di Lamezia e la piana di Gioia Tauro, crescono numerose essenze vegetali locali che rappresentano la principale fonte di sostentamento degli ovini al pascolo, rappresentando circa il 70% della loro alimentazione.
Nell’area sono diffusi anche arbusti della rigogliosa e folta macchia mediterranea, dell’altopiano del Poro, che sono una prelibatezza per la brucatura degli ovini, tra cui la ginestra, il mirto, l’olivastro selvatico, il lentisco e il biancospino.
Sono proprio gli arbusti e le essenze vegetali della macchia mediterranea a conferire sotto il profilo organolettico una caratterizzazione distintiva rispetto agli altri formaggi. Nella fase di lavorazione e trasformazione del latte, c’è un’alta specializzazione e artigianalità del sistema produttivo.
Oltre lo Stretto… sbarchiamo in Sicilia per il cappero
Continuiamo il nostro viaggio superando i tre chilometri del tratto di mare che collegano la penisola alla Sicilia e, precisamente, tocchiamo il suolo di quelle che sono chiamate le sette sorelle, le isole Eolie.
E lì scopriamo che nella natura incontaminata e selvaggia cresce il cappero delle Eolie che da maggio ha avuto l’eccellenza dall’Ue per il Dop.
Le Eolie hanno un’origine vulcanica e condizioni climatiche nettamente favorevoli: ventosità media, scarsissima umidità.
Nell’arcipelago delle isole Eolie, il cappero, per queste specificità, viene coltivato da tempo immemore, trovando in questo contesto, particolare vigore ed eccezionale vitalità e uno straordinario scenario di diversità ecologica, paesaggistica e naturalistica.
Grazie alle condizioni climatiche e geo-morfiche uniche i capperi delle Eolie sono naturalmente biologici e non necessitano di alcun trattamento o concimazione.
Il mondo agroalimentare siciliano si arricchisce quindi di una nuova Dop, le cui caratteristiche sono: colore verde tendente al senape con striature violacee; sapore intenso e pungente; odore aromatico, forte, senza alcuna inflessione di muffa od odori estranei; calibro non inferiore a 4mm per i capperi; calibro non superiore a 20 mm per i cucunci.
Il riconoscimento Dop è un’ottima opportunità per il territorio, in quanto il disciplinare europeo prevede così la possibilità di poter coltivare capperi sull’intero arcipelago eoliano, incrementando la produzione per soddisfare le richieste del mercato internazionale. Al momento, se ne raccolgono circa 600-700 tonnellate all’anno.
Portare i prodotti italiani a marchi di eccellenza non è solo marketing, ma produce un valore aggiunto che può rendere l’attività agricola ancora più sostenibile. E può anche essere un’opportunità per i giovani che vorranno scommettere in maniera resiliente sull’agricoltura.
Rappresenta, di sicuro, uno degli strumenti privilegiati per rimettere al centro le comunità locali rendendole protagoniste di un diffuso processo di valorizzazione delle ricchezze e dei prodotti tradizionali, oltre che della loro tutela.