Un incontro fra startup, aziende, investitori ed esperti per fare il punto sulle proposte delle giovani imprenditrici che operano nella sostenibilità ambientale e sociale. Idee per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile nel settore moda
Si è svolto il 30 settembre a Palazzo Giureconsulti, Innovazione per una moda sostenibile. Uno sguardo al femminile, convegno in modalità mista, con i relatori in presenza e online i protagonisti delle startup e il pubblico composto da esperti del settore, aziende e investitori.
Organizzato a conclusione della Milano Fashion Week da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, dal Comitato Imprenditoria Femminile e Tavolo Giovani, in collaborazione con il Consolato Generale britannico, l’iniziativa ha offerto una panoramica sulle leve fondamentali per la ripresa del settore moda e sulle startup al femminile più interessanti.
L’incontro modulato in due sessioni, una parte istituzionale e una parte dedicata a Tavolo Giovani con le case history di due startup che hanno raggiunto il successo e la presentazione di 12 nuove startup, tutte caratterizzate dalla tematica della Sostenibilità.
Federica Villa, coordinatrice del Comitato Imprenditoria Femminile, ha aperto i lavori fornendo alcuni dati del comparto moda che nel 2019 ha esportato per 8,2 milioni di euro. Delle aziende di moda italiane il 38,4% è guidato da donne, per un totale di oltre 4.000 imprese.
Fare leva sulla Sostenibilità per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile
Le potenzialità sono elevate e in questa occasione si è focalizzata l’attenzione sui rapporti commerciali con il Regno Unito.
Secondo il rapporto Milano Produttiva 2020 della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, infatti il Regno Unito si trova al settimo posto per l’export di Milano, con circa un miliardo e mezzo di euro esportati nel 2019.
Anno in cui la crescita dell’export milanese nel Regno Unito è stata del 13,8% mentre per l’import il Regno Unito si colloca al nono posto dei Paesi da cui Milano importa con 1,8 miliardi di euro, in calo del 15% rispetto all’anno precedente.
“È indispensabile condividere best practice per favorire startup sostenibili e innovative e far ripartire le nostre economie dopo la crisi pandemica, ricorrendo alle risorse umane in maniera inclusiva – ha sottolineato Richard Burn, commissario per il Commercio con l’Europa.
E le best practice individuate fanno riferimento alla moda green, un ambito in cui la presenza di imprenditrici è in grandissima crescita.
Catriona Graham, console generale britannico a Milano e direttore del Department for International Trade Italia ha aggiunto: “Questo convegno affronta i temi che sono al primo posto dell’agenda politica ed economica del Governo britannico e di Dit: Clean Growth, ovvero crescita sostenibile, anche nel settore moda e tessile, technology, come essenziale strumento di innovazione per il successo, diversity and inclusion, che significa promuovere pari opportunità per tutte le diversità e soprattutto valorizzazione delle donne“.
Graham ha inoltre citato l’edizione di settembre della London Tech Week digitale che ha ospitato la prima edizione degli European Tech Women Awards 2020 a dimostrazione dell’impegno verso le pari opportunità in un settore tradizionalmente maschile.
Nel suo intervento Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha brevemente accennato all’ultima edizione di Milano Fashion Week come simbolo del rinascimento della moda che mette al centro l’umanità in relazione alle difficoltà che il mondo sta vivendo.
Per rinascere bisogna stare insieme, fare sistema e includere tutti, in particolare le donne e i giovani e la loro creatività e capacità. Diversity e inclusion sono individuati tra i pilastri principali per la ripresa.
Tra gli interventi istituzionali anche quello di Cristina Tajani, assessora alle Politiche per il Lavoro, Commercio, Moda e Design del Comune di Milano, che ha ribadito l’importanza del settore per Milano e l’impegno verso la sostenibilità sociale e ambientale e la promozione dei giovani.
Sergio Rossi, direttore Sviluppo Imprese Camera di Commercio di Milano, ha parlato delle startup e di come circa il 27% abbia sede a Milano e solo 1 su 5 sia femminile.
I numeri non sono ancora soddisfacenti nonostante le startup siano il lievito del sistema economico. Il Tavolo Giovani della Camera di commercio offre un’opportunità concreta alle startup di far conoscere i propri progetti d’impresa.
Startup che ce l’hanno fatta
Prima di introdurre le giovani startup, sono state presentati due case history di successo, quella di Bav Tailor e di Orange Fiber.
Bav Tailor con il suo brand di abbigliamento di lusso sostenibile ed etico ha spiegato che sono tre i suoi pilastri: sostenibilità a 360 gradi, benessere ed ecologia interiore e prodotto trasversale generationless.
Utilizza disegni digitali riducendo le stampe, materiali tutti ecologici e certificati come la pelle di pesce riciclata, lino riciclato e upcycled, seta biologica, tessuti ricavati da ortica, sughero, legno e una finta pelle derivata dalle foglie.
Secondo la stilista i brand devono agire in modo responsabile e coerente per un futuro equo perché siamo tutti connessi.
Recuperare scarti alimentari come le arance per creare un tessuto morbido e versatile simile alla seta. Questa è l’esperienza di successo di Orange Fiber, marchio brevettato fondato nel 2013 a Milano, raccontata dalla co-fondatrice Enrica Arena.
Il 60% di questi agrumi viene scartato per un totale di 700mila/1 milione di tonnellate all’anno. I primi tessuti prodotti sono stati un mix arancia/seta, arancia/popeline per la camiceria e jersey.
Nel 2017 hanno collaborato con Ferragamo e due anni più tardi con H&M per una Conscious Exclusive collection andata sold out in un’ora dall’apertura delle vendite. Grazie al crowdfunding hanno raccolto 650mila euro e oggi 250 persone sono socie del brand.
Imprenditrici smart
La parte finale dell’incontro dedicato allo sviluppo dell’imprenditoria femminile è stata dedicata al Tavolo Giovani con la presentazione di 12 startup al femminile, tutte caratterizzate da progetti legati alla sostenibilità ambientale e sociale.
Il marchio Chitè Milano propone abbigliamento intimo custom made. L’idea è venuta a Chiara Marconi che dopo approfondite indagini di mercato, ha creato una nicchia interessante.
La taglia del reggiseno che la maggior parte delle donne indossa spesso è sbagliata perché prodotta in serie. Con la sua piattaforma Chiara Marconi crea un prodotto innovativo, su misura sartoriale e made in Italy.
La produzione è affidata ad artigiani locali e grazie alla tecnologia 3D non ci sono scarti ed eccessi di produzione. Il fatturato 2019 è stato di 90mila euro e il prossimo step sarà il lancio nel Regno Unito.
Ara Lumiere è il marchio di accessori per capelli molto originali e ispirati alla natura che sostiene in India le donne sfigurate dall’acido.
La londinese Rebecca Morter ha illustrato l’attività di Ldc, Lone Design Club, attività di e-commerce interamente dedicato alla moda sostenibile mixato a negozi fisici, pop up store e organizzazione di eventi per promuovere giovani designer.
Le calzature di lusso made in Italy firmate Prota Fiori, aspirante azienda B Corp, sono disegnate da Jennifer Stucko che ha vanta collaborazioni con i marchi italiani più importanti. I materiali sono tutti riciclati e la produzione unisce artigianalità e sostenibilità.
Serena Moro di Milano ha presentato l’attività di Cikis, società di consulenza che accompagna le aziende nel percorso verso la sostenibilità, dalla scelta dei materiali alle strategie di comunicazione.
Endelea è il marchio di abbigliamento realizzato in Tanzania con i colorati tessuti africani. Francesca De Gottardo ha raccontato questo progetto di moda etica che offre opportunità lavorative e di crescita professionale a sarti e artigiani di Dar es Salaam.
Il target di riferimento è di donne di età fra i 30 e i 45 anni attive e sensibili. Nel 2020 hanno triplicato le vendite e hanno potuto offrire 8 borse di studio e istruito 50 studenti. Endelea significa continuare senza arrendersi, un buon auspicio.
Accessori in feltro ricavato da materiale riciclato sono prodotti da Francesca Cruanes Rossini, co-fondatrice di Feeling Felt, nato nel 2019.
Zaini e custodie in feltro riciclato da bottiglie di plastica che inquinano il mare e riciclabile nell’ottica dell’economia circolare. Sui portachiavi ci sono le immagini di 5 animali in via di estinzione.
Il laboratorio è a Monza e i materiali utilizzati, oltre alla plastica riciclata sono il sughero e il piñatex mentre le tracolle sono in cotone rigenerato.
Geniale la soluzione proposta da Fili Pari per il settore tessile. Alice Zantedeschi ha raccontato come dagli scarti della lavorazione del marmo creano un microfilm il Marm/More che rende i tessuti impermeabili, antivento, resistenti, morbidi.
Questo microfilm può essere accoppiato a qualsiasi tessuto. Nato nel 2020 Fili Pari ha già siglato un accordo con Limonta.
Goodsmood è il brand di t-shirt in materiale naturale 100% made in Italy con sede a Parma. Producono solo su richiesta eliminando gli sprechi, come spiega Elena Prestigiovanni e utilizzano il tinto in capo, meno inquinante.
I materiali sono fibra di legno, di latte, cotone organico, e anche il packaging è sostenibile.
Soluzioni high tech per Il3X come descrive Lea Palomba che insieme ai soci ha fondato un market place di moda in realtà aumentata.I capi virtuali possono così essere provati da remoto e utilizzati in spazi virtuali.
Hanno fatto un test sui social per Missoni per selezionare il tessuto più gradito dal pubblico. Target: generazione Z.
Denise Bonapace ha presentato il progetto Abitario che valorizza la maglieria e la capacità artigianale unendo donne di generazioni diverse per promuovere lavori manuali, qualità e recupero di scarti dal settore tessile per applicazioni e accessori.
Infine Sara Francesca Lisot ha presentato VIC, Very important choice, piattaforma per il noleggio di abiti sostenibili basato su un modello di sharing e di circular fashion.