Gli innesti: ecco un tema che fa felice chi cura un orto. Se poi l’esperimento riesce si è due volte soddisfatti. Questa storia ce la racconta Angelo Sacchetto di Castel di Sangro in provincia di L’aquila.
Siamo in Abruzzo in quei borghi a 800 metri sul livello del mare. Probabilmente molti dei 6.000 abitanti di Castel di Sangro hanno un orto, ma quello di Angelo è veramente un piccolo paradiso talmente è curato.
“Sono tutti trucchi ereditati da mio nonno – racconta assicurando che usa solo metodi naturali – Inizio il trattamento del terreno a ottobre arando e concimando con stallatico naturale. Ad aprile due passate di motocoltivatore per raffinare il terreno e dopo si impiantano i vari ortaggi seminati in semenzaio in inverno e fatti crescere nella mia serra“.
Intorno ai primi di maggio si inizia il trapianto nell’orto esterno. Si inizia fin da subito a trattare le piantine solo ed esclusivamente con prodotti biologici (olio di neem puro, macerato di ortica o piretro) ogni 15-20 giorni e irrigando tutte le sere.
Da quest’anno Angelo ha introdotto la pacciamatura e l’innesto.
La patata, si sa in queste situazioni è regina. E ancora una volta non ha tradito la sua nomea. Così, Angelo ci scrive: “Un giorno ho pensato di provare a fare un innesto con una femminella dei miei pomodori di Datterino arancione, tenendo la patata sotto terra e i pomodori in superficie“.
Dopo aver preso una femminella, Angelo l’ha adagiata in un contenitore con acqua e ha aspettato che cacciasse le radici: “poi ho preso una patata l’ho incisa e ho fatto l’innesto con inserendo le radici sviluppate. Quindi, ho interrato la patata in un vaso“.
Con il passare dei giorni “vedevo che la piantina di pomodoro cresceva senza problemi e mi ritenevo soddisfatto perché significava che l’innesto era andato a buon fine“.
Rimaneva un dubbio: ovvero se la piantina riuscisse a far nascere i pomodori. I fiori spuntati poco dopo erano già un buon auspicio. E difatti, in piena estate la pianta di pomodoro ha dato i suoi frutti.
Ma non è finita qui: “nel mese di settembre – racconta ancora Angelo – la pianta ha cominciato a seccare e così l’ho sradicata come da prassi, ma ero curioso se sotto terra fossero nate anche le patate“.
La sorpresa non è mancata sotto la terra il vaso nascondeva un sacco di patate. Insomma, l’innesto era veramente riuscito.
I processi innovativi: l’innesto erbaceo
A parte chi lo fa in casa e per diletto come Angelo, l’innesto rappresenta oggi certamente una delle più importanti innovazioni dell’industria orto-vivaistica. Lo afferma un ente accreditato come il Cnr – Istituto di Genetica Vegetale di Bari.
Il successo è da ricondurre a numerosi vantaggi quali: la possibilità di coltivare materiale genetico di notevole pregio qualitativo (sia cultivar selezionate che ecotipi locali) anche se privo di resistenze genetiche a patogeni e parassiti, l’eliminazione e/o la riduzione dei trattamenti chimici e, quindi l’ottenimento di prodotti più salubri, l’incremento della tolleranza ad avversità abiotiche (salinità, ristagni idrici, alte e basse temperature), l’aumento dell’efficienza d’uso dei nutrienti e dell’acqua, il controllo della vigoria della pianta e l’incremento della produzione. Malgrado i molteplici vantaggi la percentuale di piante innestate sul totale delle piante impiegate è ancora relativamente contenuta; ciò è da ricondurre ad alcuni limiti legati al maggior costo delle piantine, alla necessità di dover validare preliminarmente le più idonee combinazioni nesto/portinnesto, a una incompleta resistenza alle condizioni di stress, alla rapida obsolescenza dell’effetto limitato a un solo ciclo di coltivazione.
D’altra parte in condizioni di campo, il comportamento delle piante innestate non è sempre facilmente prevedibile – avvisa il Cnr – poiché rappresenta l’effetto congiunto della tolleranza nei confronti dell’organismo patogeno e della capacità del sistema radicale di influenzare la crescita degli organi epigei.
Non vanno poi tralasciati i riflessi, talora negativi, registrati a carico delle principali caratteristiche di qualità dei frutti, che molte volte possono essere appariscenti ma con scarso sapore.
Ma per fortuna questa volta l’innesto di Angelo non ha creato problemi.