Non c’è soltanto il Recovery Fund o, meglio, il Next generation EU, per rilanciare l’economia e lo sviluppo produttivo nel nostro Paese. Nonostante lo strumento europeo per la ripresa approvato dal Consiglio europeo straordinario lo scorso 21 luglio metta in campo molte risorse, ci sono altri fondi per i quali le imprese possono proporsi. Servono però programmazione e competenza. Ne parliamo con Warrant Hub, Gruppo Tinexta
Programmazione e competenza: sono le principali doti necessarie per riuscire ad accedere ai consistenti fondi europei messi a disposizione dal Green Deal: si tratta di una serie di misure adottate dalla Commissione Europea per agevolare, anzi, spingere, la transizione ecologica nel nostro Continente.
Per raggiungere l’obiettivo di dimezzare le emissioni entro il 2030 e azzerarle nel 2050, la Commissione Europea mette infatti a disposizione delle aziende numerose opportunità di finanziamenti a fondo perduto – in conto capitale.
I finanziamenti europei per la transizione ecologica
Horizon Europe 2021-2027 metterà a disposizione per gli investimenti in ricerca e sviluppo il 35% del bilancio europeo, che ammonta a circa 100 miliardi di euro. Anche l’ultima call di Horizon 2020 prevede, nel gennaio 2021, un budget di 1 miliardo di euro per progetti di ricerca di innovazione ecologica.
Innovation Fund e il nuovo bando Life, inoltre, hanno stanziato rispettivamente ulteriori 10 miliardi di euro e 6 miliardi di euro per finanziare attività di industrializzazione per progetti low carbon, ossia a basse emissioni di carbonio.
Ottenere questi fondi è però un’attività complessa, che richiede competenze, programmazione e tempo per la preparazione e lo studio di tutti gli adempimenti necessari a istruire la pratica.
Di questo abbiamo parlato con Isella Vicini, direttore della European Funding Development di Warrant Hub – Tinexta Group, con la quale affrontato il tema dell’europrogettazione e di come evitare di perdere tempo e forze, ovvero cercando di capire a quali aziende conviene oppure no attivarsi per accedere a questi fondi.
Siamo così entrati nel merito dell’argomento chiedendo quali sono, in questo momento, le aziende che più facilmente potrebbero essere accompagnate a ricevere dei finanziamenti: piccole, medie, startup? e di quale settore in particolare?
Occorre precisare che quando si parla di Bandi Europei il termine finanziamento è fuorviante, perché i Grants sono in conto capitale e quindi non vanno resi al termine del progetto.
Le opportunità dei bandi Green sono aperte a tutti, sia alle piccole che alle medio/grandi imprese. Alle startup e alle pmi innovative in generale sono stati riservati strumenti acceleratori e un budget dedicato.
Tutti i settori possono potenzialmente accedere a tali fondi purché abbiano progetti innovativi che portano misurabili e significativi vantaggi ambientali.
Quali sono gli aspetti da tenere in considerazione? Ovvero se mancano quelli non conviene neppure partecipare a un bando europeo?
Tutti i progetti per essere finanziati devono essere innovativi, eccellenti dal punto di vista scientifico e impostati nel rispetto del best value for money, ma la differenza la fanno gli impatti attesi a fine progetto.
Per scrivere un progetto di successo bisogna dimostrare con una metrica oggettiva quali saranno – rispetto allo stato dell’arte – gli impatti scientifici, ambientali e socioeconomici per il singolo partecipante, per il mercato, per la società e per la comunità scientifica.
In termini tecnici si chiama Innovation Scouting: in Warrant Hub combiniamo la grande competenza del nostro team Tecnico con importanti investimenti effettuati su tecnologie AI based che ci permettono di confrontare l’idea del cliente con la maturità tecnologica di settore a livello mondiale e con quanto già finanziato nei programmi quadro precedenti attingendo direttamente a Cordis – il database dei progetti finanziati dalla Comunità Europea e alle banche dati brevettuali e scientifiche.
Qual è la vostra interfaccia in azienda: che competenze deve avere?
Ci interfacciamo con chi ha una visione strategica dei piani di sviluppo aziendali e del mercato a medio/lungo termine.
Normalmente, per piccole imprese questa figura coincide direttamente con l’imprenditore, per le grandi imprese possiamo avere diverse figure dirigenziali di riferimento: la direzione tecnica, la direzione R&D, l’Innovation Manager o, sempre di più, il responsabile della Csr (Corporate Social Responsability).
In quanto tempo si disegna un progetto da far partecipare a un bando europeo?
La nostra prima regola di successo è partire per tempo: i bandi mediamente vengono pubblicati un anno per l’altro, e quindi c’è tutto il tempo per fare le cose con calma, valutando tutti i pro e contro delle diverse scelte.
A parte situazioni straordinarie come quella della call Covid Repurposing, lanciata a giugno scorso con tempi strettissimi (3 settimane scarse), i bandi vengono pubblicati con almeno 3-4 mesi di anticipo, come nel caso del bando Green Deal, pubblicato a fine settembre con scadenza fine gennaio.
Naturalmente si deve sempre cercare di cogliere le opportunità e a volte ci è capitato di fare veramente l’impossibile: nella call di giugno – pur con tempi ristretti – abbiamo presentato due progetti e uno di essi è stato finanziato con il massimo dello score, ma nell’europrogettazione la fretta non è mai sinonimo di qualità.
La rendicontazione poi chi la fa?
Warrant Hub è in grado di fornire tutto il supporto per guidare l’azienda dall’idea progettuale fino alla certificazione finale dei costi, facendosi carico anche della corretta rendicontazione.
Tra l’altro, sebbene la Commissione Europea stia continuando a fare interventi di semplificazione dell’iter burocratico, questo ha un contraltare nella fase di progettazione e stesura del Business Plan del progetto, che deve essere molto preciso e puntuale.
Ed è proprio su questi aspetti che si gioca la finanziabilità di un progetto, anche la più bella idea può venire scartata se il business plan non è coerente e credibile.
Quanto “costa” in termini di ore, ma anche di denaro, partecipare a un bando?
Il tempo necessario per scrivere un progetto – e di conseguenza il costo associato – dipende ovviamente dalla complessità. Mediamente la forbice può andare dai 20 ai 60 giorni lavorativi.
Noi operiamo al fianco dei nostri clienti sposandone il rischio. Infatti, il nostro modello di business è basato prevalentemente sulla success fee, con la copertura di almeno il 50% dei nostri costi vivi per la fase di progettazione.
In pratica si vince o si perde insieme e questo approccio genera un rapporto speciale con i clienti.
Quali consigli perché il progetto vada a buon fine? Quali gli errori perché si eviti di non essere finanziato?
Il principale errore da evitare è quello di sottovalutare la complessità, dando per scontato che l’idea sia tutto e che sia possibile con una attività full immersion preparare tutto quello che serve.
Per quanto riguarda i consigli possiamo elencare i seguenti:
- affrontare la sfida con la stessa determinazione dedicata al business quotidiano
- dedicare tempo per eseguire uno studio di fattibilità articolato
- scomporre l’idea progettuale nei suoi punti di forza e di debolezza cercando soluzioni e argomentazione per superarli
- essere disposti a rimettersi in discussione, accettando il fatto che si tratta di progetti di cooperazione europea
Ma è soprattutto l’esperienza che conta, perché nell’europrogettazione “il diavolo si nasconde nei dettagli” e non ci sono manuali o tutorial che tengano.
Ed è proprio l’esperienza ciò che mette a disposizione Warrant Hub, conclude Isella Vicini “grazie a un team che vanta diversi anni di competenza, tanti progetti all’attivo e collaborazioni stabili con i più prestigiosi centri di ricerca industriali e le migliori accademie europee“.