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Il vino buono secondo Slow Food

manifesto del vino slow food

Presentato a Bologna il Manifesto, redatto da Slow Food, per la produzione di vino etico, sostenibile e, soprattutto, buono e rispettoso della biodiversità

Il vino buono c’è: e non è quello fresco, tannico, morbido, sapido di cui raccontano, con competenza e rigore i sommelier durante la degustazione tecnica.

Si tratta di un vino giusto e pulito: è Slow Food che ne ha parlato, siglando un protocollo che vuole essere testimonianza di un vino etico e sostenibile, e che, tra i tanti obiettivi, si pone quello della salvaguardia della biodiversità a tutela del paesaggio.

Il manifesto è stato presentato a BolognaFiere in occasione di Sana, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale: dieci punti per andare oltre al bicchiere, come sottolinea Giancarlo Gariglio, che cura la guida Slow Wine insieme a Fabio Giavedoni.

Un documento programmatico e strategico che mette al centro il concetto di comunità e il suo benessere: si comincia dal rispetto del suolo, dall’assenza di chimica di sintesi nei concimi, nei diserbanti e negli antibotritici, e dal risparmio delle risorse idriche, incoraggiando una gestione del vigneto che preveda inerbimento e coesistenza delle uve con altre specie.

Veri e propri pilastri della viticoltura biologica: oggi organizzazioni come Federbio accolgono con entusiasmo la carta di Slow Food.

Il manifesto individua nel viticoltore il motore del processo, ma anche il garante del rispetto dell’ambiente e della protezione e della conservazione della biodiversità, proprio là dove la monocoltura mina i principi di Sostenibilità: si tratta di una visione a 360 gradi, con una sorta di ecosistema che a macchia d’olio si allarga dalla vigna alla cantina.

Un perimetro allargato, che ricomprende soprattutto soggetti attivi che diventano sempre più protagonisti di una produzione attenta alle esigenze di ciò che li circonda.

Ecco quindi che anche le cantine e gli edifici destinati all’attività devono rispettare il paesaggio in ottica di piena sostenibilità ambientale. E ancora: la cantina dovrà collaborare con l’intera comunità per valorizzare le pratiche agricole dell’areale di riferimento, promuovendo sinergie, confronto e crescita trasversale in ottica di sistema.

Precise anche le indicazioni sull’allevamento delle uve e sulle tecniche di cantina: in primis i vini dovranno essere espressione del terroir da cui provengono, con valorizzazione delle specie autoctone in quanto patrimonio della nostra viticoltura.

Verranno impiegate per la vinificazione uve coltivate dal vignaiolo stesso per almeno il 70%, limitando l’apporto di conferitori, con divieto di pratiche in cantina per la concentrazione del mosto.

La solforosa dovrà essere inoltre impiegata nei limiti prescritti dall’Unione Europea per la certificazione del vino biologico.

La terra al vino, e il vino ai calici: il fil rouge che lega le diverse indicazioni del manifesto è il vino vissuto come elemento saldante l’intera comunità; non c’è infatti aspetto conviviale e sociale che non ricomprenda un brindisi, meglio se in abbinamento a un piatto del territorio.

Nulla di glamour o fashion, perché il vignaiolo, e per estensione il vino, hanno radici ben salde nel terreno.

Saverio Petrilli, fondatore e consigliere della Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, individua nella socialità e nella ruralità gli aspetti più importanti del mestiere di vigneron, nel corretto mix tra ragione e sentimento.

L’ottica di sostenibilità ambientale mira a consegnare alle generazioni del domani un pianeta con adeguate risorse in aria, acqua e terra, ma anche etico dal punto di vista economico, con il corretto pagamento dei fornitori e l’abolizione di piaghe come il caporalato, per esempio.

Si tratta di un approccio valoriale e culturale che ha origine antiche, ma che guarda al futuro. Vino buono e che fa bene: oltre al gusto, benessere.

Sara Missaglia Sara Missaglia: giornalista, sommelier, degustatore e relatore per l’Associazione Italiana Sommelier, racconta di vino e enogastronomia per alcune riviste e testate di settore. Esperta di comunicazione è Degustatore della Regione Lombardia | Instagram | Facebook | Twitter | Linkedin
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